Tale principio informa anche la parte del Manuale descrittiva della legge sulla stampa e delle diverse tipologie dei reati di diffamazione: dall'offesa semplice, che è censurata, soprattutto perchè allontana il lettore e sottrae efficacia all'azione; alla diffamazione mediante attribuzione di fatti determinati. In tal caso, per il corrispondente è essenziale raccogliere ogni prova documentale a conferma delle proprie affermazioni, per affrontare un eventuale processo: nei casi dubbi, in cui un fatto evidente o di diretta conoscenza non sia provabile, il criterio di selezione è la preminenza dell'opera di denuncia delle illegalità e della corruzione.“In certi casi - conclude il testo - nelle nostre opere di denuncia noi possiamo preferire un processo, anche se difficile, al fine di poter svolgere ancora meglio la nostra azione di smascheramento delle responsabilità”. (27)
Se il principio di veridicità informa sempre il lavoro giornalistico (almeno nelle dichiarazioni d'intenti), nel caso di un giornale comunista la sua enunciazione è legata anche alle particolari tecniche propagandistiche del Partito. E' noto che, così come per gli strumenti utilizzati in campagna elettorale, (28) il PCI fonda la propria propaganda sull'idea che l'individuo debba esser convinto sul piano razionale, non emotivo, quindi attraverso la forza delle argomentazioni. “E' del resto così che si convince di più il lettore della verità delle nostre affermazioni, con il peso dei fatti documentati”. (29)
* * *
(27)
Ibidem, p. 62.
(28)
Come già accennato, se si analizza la campagna elettorale del 1948, è possibile confrontare i manifesti del Fronte che
“argomentano, spiegano (...) convinti che il voto sia la risultante di un atto razionale” -con quelli dei
comitati civici -che mirano a stimolare emozioni forti e a fare leva sulla paura, gli affetti famigliari, l'orgoglio e
quindi sono sintetici, immediati, di impatto, contraddistinti da una presentazione del reale stereotipata, deformante e
per l'uso di mmagini, caricature, simboli, una grafica diretta e slogan dal linguaggio elementare. Tali espedienti si
rivelarono sicuramente più efficaci: ma erano considerati dagli avversari sintomo di disprezzo delle intelligenze dei
cittadini, che avevano bisogno di concreti strumenti per analizzare la realtà e per formare la propria consapevolezza
democratica, ancorchè slogan approssimativi. (Novelli E., Le elezioni del quarantotto, cit., pp. 100-107).
(29)
Manuale del corrispondente dell’Unità, cit., p. 25.
|