Deborah Tolomeo
La 'Stampa Rossa' a Genova (1945-1953). Le Carte Adamoli


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     Enrica Basevi (animatrice della Società di cultura) spiega:

"I primi a sentire l'esigenza di uscire dagli schemi, dal silenzio della cultura, furono i comunisti. Era necessario, era possibile, costruire un momento comune di impegno culturale : qualche cosa che rompesse l'isolamento. Dalla Resistenza erano passati neppure dieci anni, ma (...) dei tessuti connettivi dell'immediato dopoguerra non esisteva quasi più nulla". (5)

     Possiamo raggruppare le associazioni culturali genovesi secondo la loro caratterizzazione 'politica', contrapponendo le "sedi della sinistra" ai centri di aggregazione cattolici. Il progetto di un centro unificatore non sembra sostenibile (nonostante l'auspicio di Adamoli): l'esasperata polarizzazione si riproduce nel mondo dell'aggregazione culturale, in cui la nascita di un circolo settoriale “di sinistra” produce spesso la comparsa di un club cattolico o liberale con le medesime finalità, atomizzando ulteriormente le poche forze culturali presenti. Alla Società di cultura (legata al PCI) si contrappone l’Associazione culturale italiana di U.V. Cavassa; al Circolo del Cinema di via Edilio Raggio (a cui partecipa Renzo Ciardini, della federazione del PCI), si affianca nel medesimo periodo il Film Club di Enrico Rossetti (collaboratore de “L'Unità”), mentre il gesuita Angelo Arpa lancerà il Cineforum, tentando "di infrangere la leadership comunista in campo culturale, assegnando ai cattolici la preminenza in quello cinematografico". (6)

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(5) E. Basevi, La società di cultura, Genova, Sagep, 1986, cit. in E.Baiardo, L'Identità nascosta, cit., p. 59.

(6) Ibidem.