Deborah Tolomeo
La 'Stampa Rossa' a Genova (1945-1953). Le Carte Adamoli


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     Il partito però incoraggiava anche lo sviluppo di una specifica “stampa dei lavoratori” e in particolare la nascita in ogni stabilimento industriale di giornali di fabbrica, con funzioni non solo informative, ma anche di aggregazione operaia e organizzazione del dissenso. Tale impostazione venne promossa dal VII congresso del PCI (Roma, 1951), controllato da Secchia e Longo, che posero l’esigenza di rivalutare la forza della lotta operaia, avanguardia del comunismo, e di promuovere un miglioramento organizzativo delle associazioni di massa dei lavoratori, in cui il partito doveva penetrare a tutti i livelli. (77) A tale scopo, i giornali di fabbrica a partire dal 1951 si moltiplicarono: con l'avvio del periodo di battaglie per il lavoro e il salario acquisirono una funzione culturale più estesa, rispetto a quella dei primi embrionali bollettini settoriali, diffusi nelle fabbriche dei centri industriali.

"i giornali di fabbrica diventavano un organo di collegamento, di discussione, di denuncia, di stimolo (...) là dove la lotta delle maestranze era una questione di vita per centinaia di famiglie, e interessava la salvaguardia dell'economia di una città (pensiamo alle Reggiane, all'Ilva di Savona, alla Breda di Sesto San Giovanni, alla San Giorgio, o all' Ansaldo di Genova, alla Pignone di Firenze, e a parecchi altri casi), il giornale di fabbrica superava facilmente il limite di voce d'officina per diventare un organo di opinione pubblica, si trasformava agilmente in un bollettino quotidiano" (78)

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(77) La risoluzione organizzativa a cui ci riferiamo è “Consolidare l’unità della classe operaia. Rafforzare e consolidare i legami tra partito e popolo”, prodotta nel VII congresso del PCI, svoltosi a Roma nell’aprile del 1951. (Cfr G.Galli, Storia del PCI, cit., pp. 190 e segg.).

(78) P. Spriano, I giornali di fabbrica, in “Società”, 1954,1, pp. 100-101.