Nel 1954 Paolo Spriano, in riferimento al primo congresso sulla stampa dei lavoratori svoltosi a Milano, rifletteva:
"non si tratta di un giornalismo minore o antagonista di quello ufficiale. Si tratta di una manifestazione autonoma e unitaria della classe operaia italiana, quale essa è oggi, con i suoi problemi particolari, ma anche con quei grandi strumenti nazionali che già possiede per divenire classe dirigente: i suoi partiti politici, i suoi sindacati, la sua stampa quotidiana e periodica, le sue organizzazioni". (79)
Quel che distingueva questi giornali dai precedenti era, secondo Spriano, la maturità dei suoi estensori, la capacità di “farsi classe dirigente”, non solo denunciando i guasti del sistema di sfruttamento capitalistico, ma indicandone cause e possibili soluzioni. (80) Il giornale doveva quindi educare la classe operaia (lavoratrice) che, “illuminata” e addestrata alla discussione e al dibattito, avrebbe poi diretto le altre classi sociali. A questo si collegano le argomentazioni sulla funzione dei giornali di fabbrica espresse nella prima lezione del "Breve corso per i giornali di fabbrica", redatto a cura della Sezione centrale Stampa e Propaganda del Pci, (81) consultato al Centro Ligure di Storia Sociale.
Nel documento si dà immediatamente risalto alla funzione politica del giornale di fabbrica, essenziale strumento di organizzazione e agitazione; la "prima lezione" (che riporta in appendice la documentazione da consultare (82) per una migliore comprensione delle direttive) lo definisce "la voce dei lavoratori di una data fabbrica": (83) esso dovrà quindi quindi estendere il consenso rispetto alle lotte dei lavoratori, presentandole nella corretta prospettiva di riferimento.
* * *
(79)
Ibidem. p. 99. Il I Convegno nazionale della stampa dei lavoratori si svolse a Milano nella sede
dell’associazione lombarda dei giornalisti, 12 e 13 dicembre 1953.
(80)
Spriano fa discendere la stampa di fabbrica dai giornali operai del primo socialismo, i bollettini clandestini di
officina ("Il grido di Spartaco", "La lotta", "Il martello", "Il cingolo", "Il tasto", "La colata", "La nave") e dal
gramsciano "Ordine nuovo": ma, spiega, non si può prescindere da una presa d'atto della nuova maturità raggiunta
dalla classe operaia, che nelle nuove pubblicazioni precisa "attraverso una cronaca illuminante i termini dello
sfruttamento capitalistico (...) con un linguaggio semplice e caloroso, perfettamente aderente alla realtà in cui oggi
siamo immersi"; ed inquadra questa realtà nella società che circonda il mondo operaio, sottolineando la
"dialettica tra spontaneità e direzione consapevole" -quindi comprendendo le necessità organizzative di
classe. (Ibidem).
(81)
Il documento “Breve corso per i giornali di fabbrica” è consultabile al CLSS, sezione Miscellanea, D
82. E’ un dattiloscritto firmato in calce dalla direzione del PCI e dalla Sezione Stampa e Propaganda -Sezione
lavoro di massa -Sezione di organizzazione. Si tratta di tre lezioni, probabilmente preparate per esser discusse in
sezione o nella cellula di fabbrica. Sebbene non sia datato, fa riferimento al VII congresso nazionale del PCI, che fu
convocato da P. Secchia nel 1950 e si svolse a Roma il 3-8 aprile 1951.
(82)
Risoluzione politica del VII congresso PCI, svoltosi a Roma nel 1951 (nella sua parte Attivita' dei
comunisti nelle fabbriche), l'intervento di Longo al congresso (Rapporto sull'unita' della classe
operaia), l'immancabile Che fare? di Lenin e due editoriali di Togliatti su “Rinascita” (Num. 2, 1949:
Lotte del lavoro e num. 5, 1951: Unita' e potere).
(83)
“Breve corso per i giornali di fabbrica”, cit., p. 4
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