Deborah Tolomeo
La 'Stampa Rossa' a Genova (1945-1953). Le Carte Adamoli


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     Il giornale di fabbrica deve anche farsi artefice dello sviluppo della vita democratica interna alle fabbriche: è essenziale promuovere il confronto tra lavoratori e incoraggiare un metodo di discussione nelle organizzazioni sindacali fondato sul binomio critica/autocritica. La collegialità del lavoro redazionale, anche in questo caso, rappresenta un buon allenamento.
     Il giornale di fabbrica ha inoltre l’obiettivo di estendere le alleanze della classe operaia, per due motivi: il primo è accrescere il consenso da parte della popolazione verso le battaglie del lavoro (e quindi verso l’operato del partito); il secondo obiettivo è di tipo formativo: favorire la maturazione dell’operaio, aiutandolo a liberarsi dalla mentalità corporativa e a sviluppare la sua “capacità dirigente” rispetto alla totalità della società. Il testo cita infatti "L'Ordine nuovo" di Gramsci come esempio e spiega:

"Il giornale di fabbrica deve essere un educatore elementare dei lavoratori che insegni loro a servirsi dello scritto, dello studio, della narrativa come forma diretta di espressione delle esperienze umane e politiche (...) secondo l'insegnamento di Gramsci, le redazioni dei giornali di fabbrica devono diventare delle vere e proprie scuole di educazione politica e culturale, che facilitino alla mente dei lavoratori la comprensione dei problemi del Paese, della situazione mondiale, e delle lotte." (85)

     A tal fine si deve preliminarmente creare uno scambio fruttuoso con le popolazioni del territorio in cui la fabbrica è situata: creando una capillare rete di lavoratori-corrispondenti provenienti da tutti i villaggi e rioni, ma anche predisponendo un efficace lavoro di distribuzione del giornale al di fuori della fabbrica, per trasformarlo da bollettino interno a giornale di tutti i lavoratori.

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(85) “Breve corso per i giornali di fabbrica”, cit., p. 5.