Pagina 100 di 156 |
Il giornale di fabbrica deve anche farsi artefice dello sviluppo della vita democratica interna alle fabbriche: è essenziale promuovere il confronto tra lavoratori e incoraggiare un metodo di discussione nelle organizzazioni sindacali fondato sul binomio critica/autocritica. La collegialità del lavoro redazionale, anche in questo caso, rappresenta un buon allenamento. "Il giornale di fabbrica deve essere un educatore elementare dei lavoratori che insegni loro a servirsi dello scritto, dello studio, della narrativa come forma diretta di espressione delle esperienze umane e politiche (...) secondo l'insegnamento di Gramsci, le redazioni dei giornali di fabbrica devono diventare delle vere e proprie scuole di educazione politica e culturale, che facilitino alla mente dei lavoratori la comprensione dei problemi del Paese, della situazione mondiale, e delle lotte." (85)
A tal fine si deve preliminarmente creare uno scambio fruttuoso con le popolazioni del territorio in cui la fabbrica è situata: creando una capillare rete di lavoratori-corrispondenti provenienti da tutti i villaggi e rioni, ma anche predisponendo un efficace lavoro di distribuzione del giornale al di fuori della fabbrica, per trasformarlo da bollettino interno a giornale di tutti i lavoratori. (85) “Breve corso per i giornali di fabbrica”, cit., p. 5. |