4.5 Radio San Giorgio: un modello di controinformazione
Trattando di giornali di fabbrica, o più in generale di informazione e cultura in fabbrica, possiamo illustrare un caso concreto, seppure insolito per gli anni Cinquanta. Tra le "battaglie operaie" più emblematiche dell’epoca, l'autogestione della San Giorgio nella primavera del 1950 segna l'apertura di un periodo di infuocate di vertenze e occupazioni: rappresenta inoltre il primo caso di controinformazione autogestita, svolta attraverso la creazione di una redazione operaia autonoma.
Gli operai della San Giorgio non erano nuovi alla mobilitazione politica: durante la seconda guerra mondiale, mentre la fabbrica produceva meccanismi di precisione per esercito, marina e aeronautica, si consolidava al suo interno un esteso gruppo antifascista, che coordinò azioni di opposizione e organizzò il “soccorso rosso” a favore delle brigate internazionali e la raccolta di fondi a sostegno delle famiglie di detenuti, feriti e caduti di guerra. (93)
Nel dopoguerra la San Giorgio fu la prima azienda meccanica genovese a subire i piani di ristrutturazione (94) di Finmeccanica quando la holding - a capo di 50 stabilimenti e oltre 88 mila dipendenti - si adoperò per la riorganizzazione delle imprese controllate seguendo criteri di razionalizzazione e ridimensionamento degli organici.
La vicenda dell'occupazione della San Giorgio resta emblematica per alcuni aspetti: essi, come vedremo, in parte riguardano la rivendicazione del diritto di informazione; ma è significativa la capacità degli occupanti di guadagnare il sostegno della popolazione del Ponente genovese, attraverso forme di coinvolgimento dei cittadini e dialogo con le istituzioni, locali e nazionali. Alla base di tale alleanza stava soprattutto l’omogeneità sociale della comunità sestrese e del ponente operaio genovese, legati dai valori già acquisiti diffusamente dell'antifascismo, della Resistenza, del riscatto sociale dei ceti deboli; ma durante l'occupazione, attorno agli operai senza stipendio da settimane, si costituì una concreta rete di solidarietà, alimentata anche dal capillare lavoro di propaganda della sinistra genovese. (95)
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(93)
L'opposizione era organizzata dal reparto 'centrali di tiro', formato da operai di alto livello professionale, una
sorta di aristocrazia operaia che costituiva “reparto strategico politico per la concentrazione di operai
antifascisti” di cui fece parte anche A. Morasso; i compiti si estendevano poi agli altri reparti (Calderai,
Fonderie, Stampi). Il gruppo si consolidò nel biennio 1937-38, formandosi sui pochi testi della tradizione socialista e
comunista reperibili, tra cui l'opuscolo di Togliatti (Ercoli) su Gramsci, comparso nel 1941 a breve distanza dalla sua
morte in carcere (il 27 aprile 1937). Il prezzo che pagarono i sangiorgini fu pesantissimo: la deportazione del 16
giugno 1944 e la fucilazione di 50 operai. (Ibidem, pp. 42, 51).
(94)
Gli ingenti finanziamenti richiesti, dopo la Liberazione, non erano sostenibili dai privati: i detentori del
pacchetto azionario San Giorgio richiesero perciò il taglio di 2 mila dipendenti. Dopo l'ennesimo mancato
pagamento della “quindicina” e l'indignazione del popolo sestrese, il sindacato e il Consiglio di Gestione
dell'azienda, costituitosi il 15 novembre 1945, chiesero il passaggio dell'azienda all'IRI; la richiesta era legata anche
alla possibilità di realizzare l'espansione produttiva auspicata dai lavoratori esasperati, grazie al finanziamento
pubblico. La san Giorgio, quindi, con oltre 8000 dipendenti, entrò nell'orbita dell'IRI e venne successivamente
accorpata con l'elettrotecnico Ansaldo nella” Ansaldo San Giorgio”. (Cfr. P. Arvati, P. Rugafiori, Storia della
Camera del lavoro di Genova, cit., p. 44).
(95)
La comunità sestrese, molto compatta già ai tempi in cui era un comune autonomo dalla forte presenza
operaia, era stata mantenuta anche dopo il 1926, quando Mussolini lo aveva assorbito nella Grande Genova. Il
sostegno alla lotta resistenziale era stato pieno, tanto che, durante tutto il ventennio, fu soprannominata “Piccola
Russia”; qui erano insediate le aziende: Odero, Bagnara, Morteo, Fossati, Cohen, Dagnino, Piaggio, che si
occupavano del prodotto nave. Il sostegno all’opposizione antifascista prima, e alle battaglie operaie, poi: “si
allarga dalla fabbrica al quartiere con un ampio coinvolgimento della popolazione. La lotta alla San Giorgio è
esemplare in questo collegamento tra operai e abitanti di ogni ceto sociale”. (G. Bruschi, Una battaglia
operaia a Genova, cit. pp. 55-58).
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