Dopo un primo momento di sbigottimento, sottolineato dai "titoli a cinque colonne" dei quotidiani locali e nazionali, la conferenza stampa organizzata dai rappresentanti dei lavoratori per il 9 febbraio è disertata dai giornalisti “indipendenti”: vi partecipano solo i corrispondenti de “L'Unità” e de “Il Lavoro”, che hanno così la possibilità di visitare i reparti della fabbrica e di constatarne le penose condizioni. (100) “L'Unità”, in accordo con la propria missione, seguiva la lunga vertenza quotidianamente, anche attraverso la partecipazione attiva dei suoi giornalisti in piazza, (101) mentre “Il Secolo XIX” se ne occupò con toni da crociata, in difesa del padronato. Il quotidiano mantenne tale atteggiamento fino allo sciopero di solidarietà ai sangiorgini organizzato dai portuali, il 3 marzo successivo: da quel momento, raccogliendo la preoccupazione della borghesia cittadina impegnata nei traffici marittimi, ritornò a parlare della vertenza, assumendo una posizione conciliatrice tra le parti e pubblicando i comunicati dei lavoratori. (102)
Gli occupanti consideravano tale “congiura del silenzio”, attuata dai giornali filo-governativi, come un vero e proprio attacco politico: “la strategia del silenzio - spiega Bruschi - diviene il modo per continuare la campagna antioperaia: ieri insulti, oggi censure”. Gli operai più politicizzati decisero pertanto di rispondere in maniera creativa, ponendo in primo piano proprio il tema dell' informazione: crearono “Radio San Giorgio”, per sostenere la controinformazione a difesa delle posizioni degli occupanti. Le trasmissioni esordirono mercoledì 8 febbraio, con l’obiettivo di aggiornare i lavoratori e la popolazione sull'andamento della produzione, sulle iniziative interne ed esterne e sul procedere della vertenza. Radio San Giorgio si fondava sull'esperienza di Radio Scintilla (che nella primavera del 1946 aveva sostenuto la campagna per la scelta repubblicana): l’esigua squadra “incaricata all'autogestione informativa” produceva una rassegna stampa, due edizioni quotidiane per le notizie, alle 10 e alle 17, e il "bollettino quotidiano dal fronte di lotta" con comunicazioni delle Commissioni interne e del Comitato di gestione.
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(100)
“Appare evidente il secondo aspetto della questione operaia :coloro che hanno appena presentato i piani
per un futuro di lavoro stabile sono gli stessi che soffrono penosamente nei reparti fatiscenti”, spiega Bruschi.
Particolarmente inquietante il settore Fonderie: con impianti antiquati, aria inquinata, rumore assordante, livello
altissimo di infortuni, arretratezza tecnologica, ma “più avanzato sindacalmente (220 iscritti alla CGIL) e
politicamente (200 tesserati del PCI): la cellula maggiormente combattiva tra le 43 esistenti alla San Giorgio”.
(Ibidem, p. 68).
(101)
Addirittura, durante una manifestazione di sostegno, il giornalista Ando Gilardi prese parola per chiedere
l'incriminazione dell' amministratore delegato per il reato di serrata e sabotaggio al patrimonio pubblico.(Ibidem, pp.
119-122).
(102)
Si tratta in particolare del “bollettino num. 16 dei lavoratori”, in cui gli operai esprimevano la disponibilità a
trattare direttamente con la direzione i problemi in questione, a condizione che rientrasse in fabbrica. Il quotidiano,
comunque, già utilizzava i "bollettini dal fronte di lotta" come fonte: il 13 febbraio, ad esempio, aveva citato 36
righe del “bollettino numero 5”, ma in difesa di Nordio che aveva disertato l'appuntamento per un pubblico
confronto a De Ferrari. (Ibidem).
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