Con l'occupazione della San Giorgio si intrecciavano intanto vicende nazionali, (106) a cui il Governo rispose emanando un decreto liberticida nei confronti del diritto di manifestazione; Pertini tenne in fabbrica un appassionato comizio il 12 aprile, mentre Togliatti invocava la pace nel Paese, legando la difesa della libertà, la distensione e l'unità nazionale alla difesa del lavoro e accusando coloro che “sulla lacerazione permanente della nazione (...) giocano la carta della loro fortuna politica e dei loro interessi personali”. (107) Alla fine, la vertenza si concluse positivamente con l'intervento del Min. del lavoro Achille Marrazza.“L'Unità” pubblicò un lungo speciale, in memoria degli ottanta giorni di occupazione.
Da segnalare infine, oltre all’efficace esperienza di autogestione informativa, il fruttuoso tentativo di costruire durante i mesi di occupazione momenti di contatto con il mondo della cultura, attraverso l'invito di studenti e intellettuali; la visita del noto poeta francese Paul Eluard allo stabilimento rappresentò uno dei momenti più rilevanti in questo senso. (108) In un editoriale di “Radio San Giorgio” questa alleanza tra operai e intellettuali, qui sancita, venne inquadrata nella situazione nazionale, come indizio dell'avvento di una nuova classe dirigente di fatto:
“gli intellettuali comprendono quanta forza sprigioni dalla nuova classe dirigente e ci vengono a dichiarare commossi, che la lotta della San Giorgio è uno di quegli episodi che contribuisce a mutare il corso della storia. (...) L'alleanza col proletariato si estende ed acquista vigore. Ecco i risultati tangibili della nostra lotta. La società si evolve sotto i nostri stessi occhi e siamo anche noi tra coloro che operano positivamente affinché si schiuda un mondo migliore.”
* * *
(106)
La tensione sociale cresceva, con l’avvio di conflitti ed occupazioni contadine delle terre incolte in tutta Italia.
Ricordiamo in particolare un operaio della Breda di Venezia ucciso dalla polizia durante una manifestazione; un
contadino ucciso da un carabiniere a Lentella (Chieti), dove 400 contadini avevano deciso di costruire una strada
autonomamente. (Ibidem).
(107)
Ibidem.
(108)
Paul Eluard: poeta, scrittore dell'inno della resistenza francese Libertè del 1942, contestualmente alla sua visita
versò versa una forte somma al “fondo di resistenza” per gli operai. Parlando ai lavoratori dai microfoni di Radio
San Giorgio spiegò: “i poeti devono restare immersi nella vita degli altri uomini (…) la poesia può salvare se
stessa solo se profondamente si radica nella vita collettiva. La poesia è amore, e il suo prodigio sarà realizzato
quando tutti gli uomini saranno uniti. La poesia, come diceva Baudelaire, è l'odio dell'ingiustizia, ed essa sarà
compiutamente realizzata quando l'ingiustizia verrà bandita dal mondo. (…) Perciò al poeta nulla di ciò che
appartiene al popolo può essere indifferente; ed egli deve usare parole di una semplicità estrema, un linguaggio
familiare, quello che si ascolta tutti i giorni. Di fronte al regno dell'ingiustizia borghese sta quello dei nuovi
costruttori, dei creatori di una morale nuova e di una nuova poesia. (…) sono i partigiani della pace, i lavoratori
di tutto il mondo. I minatori della mia città e gli operai della San Giorgio conducono una stessa lotta. Come poeta
non posso non essere al loro fianco. Poiché essi difendono la poesia.” (Ibidem. p. 117).
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