L'aumento delle spese fu quindi notevole e si iniziò la serie dei deficit finanziari.
L'aumento su rappresentato si deve imputare a errori politici, alla pressione del movimento sociale e in parte a reali e insopprimibili necessità del bilancio e del sistema tributario, che imposero il riordinamento delle finanze locali.
Vari importanti provvedimenti caratterizzarono la politica di Churchill e determinarono il corso degli avvenimenti finanziari quali: il sussidio all'industria carboniera, che non valse ad evitare lo sciopero; l'aumento delle spese sociali; la riduzione dell'income-tax; il timido tentativo protezionista e, nell'ultimo anno a scopo elettorale, l'abolizione dell'imposta sul tè.
Tali provvedimenti, anche se qualche volta logici dal punto di vista politico, risultano guardati più attentamente e dal punto di vista economico, altrettanti errori, in quanto non concordano con la politica monetaria e con le esigenze economiche del momento.
La solidità delle finanze churchilliane e la politica di adeguamento dei costi al nuovo valore della sterlina furono subito compromesse dal sussidio concesso all'industria carboniera nel periodo dal 31 luglio 1925 al maggio 1926. La forte spesa costituì un errore, in quanto ruppe l'equilibrio finanziario e l'intervento dello Stato di rimandare un aggiustamento di costi, che era necessario ed utile si verificasse, in conseguenza della rivalutazione della sterlina e del ritorno all'oro, costituì pure un grave errore economico. Tale intervento non risolse poi neanche politicamente la situazione, perché si dovette abbandonare il sussidio e si giunse al disastroso sciopero del 1926 di cui la colpa spetta sia al governo sia alla Trade Unions, in particolare al defunto capo di quella dei minatori, Thomas Cook.
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