Inoltre produsse effetti psicologici deleteri. Come notò in un articolo E. Garvin nell' "Observer" (25 aprile 1926) il sussidio ebbe l'effetto di un calmante e di uno stupefacente. Indusse gli operai in errore, falsò le condizioni e rese più difficile a tutta l'industria di prendere un diretto contatto con la realtà, contribuì a creare una situazione viziosa ed anormale. E tanto viziosa ed anormale divenne questa, che le Trade Unions non vollero fare concessioni e si giunse al gravissimo sciopero delle miniere. Il danno prodotto da questo avvenimento fu grandissimo. Secondo i calcoli esso costò all'Inghilterra da 300 a 500 milioni di sterline. Una misura può essere data dalle cifre della produzione nelle industrie principali nel 1926 in confronto degli altri anni.
carbone ferro acciaio
1924 - 267 - 7.45 - 8.33
1925 - 243 - 6.36 - 7.50
1926 - 126 - 2,48 - 3.61
1927 - 251 - 5.65 - 7.20
A questa forte diminuzione della produzione in Inghilterra corrispose un aumento nei paesi competitori, che sostituirono il prodotto inglese in molti mercati.
La politica finanziaria del Governo conservatore non si coordinò dunque con la politica monetaria, in quanto nella lotta par l'adeguamento dei costi al nuovo valore della sterlina non seppe prendere una posizione decisiva verso la razionalizzazione e verso la riduzione dei salari, anzi ostacolò questo movimento col sussidio all'industria e con l'aumento delle spese pubbliche.
Ma ancora sotto il Governo conservatore si iniziò una nuova espansione dei servizi sociali, che doveva portare, dopo, le sue conseguente sotto il Cancellierato di Snowden e in parte, per colpa dello stesso Cancelliere Laburista, minacciare la saldezza del bilancio. Se pure le spese sociali provocano un trasferimento di ricchezza e non un consumo improduttivo, esse venivano ad aumentare globalmente le spese pubbliche e quindi il carico fiscale in un momento per nulla indicato, quando spese pubbliche e carico fiscale dovevano decrescere. Venivano inoltre ad aumentare il tenore di vita e il potere d'acquisto della popolazione, a favorire il consumo e a danneggiare il risparmio, in un momento in cui sia come politica generale, sia come politica particolare dell'Inghilterra - per mantenere la convertibilità aurea della sterlina - si doveva restringere il consumo e favorire la formazione del risparmio.
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