La riforma delle imposte locali inoltre se determinò uno sgravio delle imposte medesime si risolse in un aggravio maggiore del contribuente con imposte nazionali.
Nel primo biennio 1925-26, Churchill annunciò uno sgravio nell'aliquota normale della income Tax, di 6 pence, portandola a 4 sh. per Lst. e concedendo inoltre una sovvenzione maggiore per i redditi minimi. Analoga diminuzione subì la Super Tax nelle aliquote dei redditi inferiori. Ma per ridurre realmente la pressione fiscale, non vi era altro mezzo che ridurre le spese; invece queste non furono diminuite, e già il preventivo del 1925-26, che fu poi di molto superato, indicava un aumento per 5 milioni di Lst. Quindi si dovette ricorrere subito ad altre fonti di entrata, le quali furono trovate nelle dogane e nelle imposte di successione, unica imposta diretta alla quale anche i conservatori credettero sempre bene di ricorrere. Fu proposto un aumento di aliquota sulle eredità tra le Lst. 12500 e le Lst. 1.000.000.
I maggiori proventi furono però chiesti alle imposte indirette, seguendo in ciò la dottrina conservatrice.
I provvedimenti presi nel primo bilancio churchilliano furono accolti con favore, particolarmente dai contribuenti della Income Tax. L'opposizione affermò invece l'immaturità della riduzione delle imposte dirette.
I fatti diedero ragione alle critiche, in quanto per la crisi carboniera, lo sciopero minerario e l'aumento delle spese sociali, i bilanci churchilliani risultarono in deficit. Lo stesso cancelliere dello Scacchiere confessò più tardi che, se avesse solo in parte previsto il corso degli avvenimenti, avrebbe lasciato l'Income Tax a 4 sh. 6 d. Di fronte al crescere delle spese vi potevano essere due alternative: o ritirare la concessione già fatta e rialzare di 6 d. l'aliquota della income tax, o trovare nuove fonti di entrata. La prima misura per ragioni personali e per ragioni politiche non fu adottata, per cui rimase la seconda via.
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