Il Paese non aveva mai conosciuto un periodo di sì straordinaria e generale prosperità. Essa era però, in buona parte, basata su un uso esagerato del credito. Il fenomeno, un po' comune a tutto il mondo, è forse indissolubilmente legato allo sviluppo industriale della nostra moderna civiltà. L'eminente Prof. Rautenstrautch della Columbia University, ha calcolato che l'aumento nell'indebitamento totale fu del
47% nel 17. Secolo
466% nel 18. Secolo
12000% nel 19. Secolo
mentre nel secolo attuale tale aumento ha già raggiunto proporzioni astronomiche tali, da divenire difficilmente esprimibile in cifre. L'adozione del sistema delle vendite a rate generalizzatasi in America nel dopoguerra, applicato colà un po' a tutto il sistema di distribuzione dei maggiori prodotti industriali, diede indubbiamente largo impulso all'attività economica, ma aumentò anche a dismisura il fardello dei debiti. Si avrà un'idea dell'aumento vertiginoso del ritmo del credito negli Stati dell'Unione, in quel periodo, se si considera che nei primi nove mesi del 1929 il totale del chéques emessi fu di circa 727 miliardi di dollari, mentre essi erano stati solo di 440 miliardi nel 1926 e 366 miliardi nel 1924.
Come sempre succede, il boom, che aveva avuto il suo inizio nel 1923 e doveva finire nel 1929, era basato sui soliti fondamentali fattori, sull'enorme abbondanza dei mezzi di pagamento col conseguente basso costo del denaro, e sul fattore psicologico. Il rialzo di tutti i titoli azionari continuò pressoché ininterrotto per quasi sei anni raggiungendo altezze incomprensibili. L'indice medio delle azioni industriali più rappresentative della Banca di New York era salito, da una media di 100 (1922-1924) a 385, raggiunto nel settembre del 1929, e lo stesso fenomeno si ripeteva, in misura anche maggiore, nel valore di tutte le proprietà immobiliari un po' dappertutto.
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