a) Deflazione fiscale
Per quanto riguarda le entrate dello Stato, il governo s'è anzitutto rivolto nel perfezionamento del sistema fiscale esistente facendo procedere ad una valutazione più precisa della materia imponibile e ad un'estensione della base dell'imposta.
Le variazioni di valore della proprietà fondiaria facevano si che la materia imponibile non fosse più equamente colpita. Le valutazioni eseguite attraverso il catasto ormai vecchie non erano più rispondenti alla realtà e riproducevano molto inesattamente la consistenza delle ricchezze immobiliari. Da ciò risultava delle profonde ingiustizie, poiché mentre alcuni, possedendo dei terreni produttivi, pagavano poco o non pagavano affatto, altri invece con terreni poco fertili erano colpiti da imposte gravose. Le nuove valutazioni furono eseguite da periti agrari e controllate da commissioni comunali e provinciali; tutto ciò al fine di meglio operare una perequazione tributaria.
Anche per l'imposta sul reddito, lo Stato si propose dì stabilire una migliore ripartizione estendendo la tassazione a dei redditi che prima sfuggivano.
La tassazione dei salari degli operai impiegati nelle amministrazioni pubbliche e nelle imprese di trasporto ebbe piuttosto il valore di un principio che quello di una riforma effettiva e sostanziale.
Questa partecipazione di tutti alle spese della collettività fu essenzialmente un'affermazione della solidarietà nazionale.
I detti provvedimenti se completarono e perfezionarono il sistema fiscale pre-fascista, si tradussero in definitiva in un accrescimento di imposte.
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