Giovanni Adamoli
L'allineamento monetario dell'ottobre 1936


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     Inoltre il risanamento della moneta non è possibile senza il credito pubblico; ora questo lasciava molto a desiderare. Indubbiamente lo scomparsa del deficit del bilancio aveva eliminato la causa più pericolosa del ricorso al prestito ed il consolidamento del buoni del Tesoro a breve scadenza aveva liberato lo Stato da scadenze immediate. Ma la situazione debitrice dell'Italia rispetto alle potenze anglo-sassoni non era stata ancora determinata e sopratutto una grave incertezza continuava a regnare sull'avvenire della lira.
     Infine la bilancia commerciale, malgrado un miglioramento sensibile, lasciava sempre apparire un deficit considerevole. Infatti l'accrescimento delle esportazioni era accompagnato da un aumento delle importazioni, conseguenza inevitabile dello sviluppo economico dell'Italia. Questo però non era un inconveniente molto grave in conseguenza delle esportazioni invisibili dovute ad un turismo sempre florido.
     La rivalutazione della lira non appariva dunque un compito molto agevole al momento dell'avvento del conte Volpi al Ministero delle Finanze. Egli si propose:
     1) di ridurre il volume della circolazione monetaria
     2) di aumentare la riserva in oro ed in divise equiparate dell'istituto di emissione
     3) infine, quando ebbe ottenuto una proporzione conveniente fra le riserve e la moneta, di rivalutare e stabilizzare la lira.

1) Diminuzione della circolazione

     Quando un governo ai propone di restituire alla moneta una solida base, due vie si presentano: o legalizzare la svalutazione e diminuire il peso oro dell'unità monetaria nella stessa proporzione che il suo potere d'acquisto, o ridurre il volume della circolazione nella quantità raggiunta prima dell'inflazione.