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La prima di queste due soluzioni è una semplice misura di risanamento monetario; la seconda costituisce l'essenza stessa d'una politica di deflazione. Questa consiste nel ricostituire l'equilibrio economico in vigore prima del periodo d'inflazione. Verso la seconda dovevano naturalmente tendere gli sforzi del governo fascista. Ma l'ampiezza del deprezzamento monetario, tradotto in un rialzo considerevole dei prezzi, non potette permettere la realizzazione di questo proponimento. L'economia italiana si era troppo adattata alla moltiplicazione dei biglietti monetari perché fosse possibile l'eliminazione di essi sino a raggiungere il volume d'anteguerra. Cosi la politica monetaria del Fascismo dovette orientarsi verso un termine medio: i mezzi di scambio sono diminuiti in confronto al loro livello del 1922, ma sono rimasti considerevolmente al disopra del livello del 1914.
Lo stato obbligando i privati a ricevere i biglietti di banca in pagamento dei loro crediti ed essendo quindi garante del valore dei biglietti stessi, ha il diritto ed il dovere di regolarne e controllarne 1'emissione. |