Nella maggior parte dei paesi lo Stato affida questo servizio ad un organismo privato di credito sul quale esercita una sorveglianza più o meno diretta.
Storicamente il corso legale è stato conferito a parecchie banche. Ma, poco a poco, divenendo più complesse le regole dell'emissione ed inoltre, sentendo lo Stato il bisogno di avere gli istituti d'emissione sempre più alla sua dipendenza, il numero di esse fu gradualmente ridotto. Questa evoluzione è stata quella dell'Italia.
Le banche dì emissione erano state ridotte a tre; il bisogno dell'unità si faceva sentire ogni giorno di più e la pluralità diveniva soltanto nominale. Le tre banche non erano più sovrane delle loro emissioni e dovevano rendere i conti ad un organismo federale, la direzione del consorzio che le raggruppava. In questo consorzio la supremazia apparteneva alla Banca d'Italia. La pluralità era un ostacolo ad uno Stato "totalitario”. L'unificazione fa realizzata col decreto legge 6 maggio 1926.
Le due banche meridionali perdevano il privilegio dell'emissione, che passava unicamente alla Banca d'Italia. Questa riceveva le riserve delle altre due, valutate al tasso corrente della lira sul mercato dei cambi ed assumeva in conto la loro circolazione, Si aggiudicava inoltre i loro crediti sul Tesoro e sulla "Sezione autonoma del Consorzio per Sovvenzioni sui Valori Industriali". Ora la situazione era chiara e la restaurazione era opera soltanto: del governo e della banca centrale.
Contemporaneamente il Governo organizzò il controllo del credito. La legge sulla protezione del risparmio (6 novembre 1926) mira a salvaguardare gl'interessi privati dei depositanti e l'interesse pubblico. Essa consiste essenzialmente nel sottomettere le banche alla sorveglianza dello Stato e dell'istituto di emissione, nel limitarne il numero e le possibilità del credito. L'apertura di una banca sarà possibile soltanto mediante autorizzazione, la quale non sarà accordata se il capitale sociale non raggiungerà un certo ammontare. Una volta autorizzate, le banche non possono più procedere ad una inflaziona indefinita del credito: esse debbono sempre mantenere un certo rapporto fra il loro patrimonio e il loro scoperto. Questi due decreti hanno organizzato il sistema bancario italiano; da una parte l'emissione è concentrata nelle mani di un solo organismo e dall'altra il credito sì trova disciplinato dalla sua sottomissione ad una regola e ad un controllo. La regola assicura un minimo di prudenza nella gestione del risparmio, il controllo permette allo Stato di agire sull'espansione del credito privato.
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