Lo statuto della nuova lira-oro si componeva d'una disposizione essenziale e d'una disposizione accessoria. La prima definiva la moneta fiduciaria nel suo peso oro; la seconda, destinata ad assicurare il mantenimento di questo rapporto attraverso le oscillazioni economiche, fissava la proporzione tra le riserve e gl'impegni.
La lira era definita da un peso d'oro fino di 7 gr. 919 per 100 lire; ciò metteva la divisa italiana alla pari di lire 92.46 per una lira sterlina, 19 per un dollaro e 3,66 per un franco oro svizzero.
L'esperienza del governo fascista fu differente dal riassetto monetario operato in Francia dal Ministro Poincaré. Il franco fu stabilizzato ad un tasso, molto più lontano da quello registrato nei listini ufficiali dei cambi. Nel luglio 1926 il dollaro valeva 49 franchi. Quando Poincaré stabilizzò il franco il 25 giugno 1928 il dollaro non valeva più che 25 franchi, cioè una differenza di 24 franchi, circa il 50%. Ma il tasso minimo raggiunto in seguito ad una speculazione sfrenata e ad un panico generale non rispondeva al valore reale del franco; il costo della vita non vi si era adattato di guisa che le ultime convulsioni del franco non avevano avuto grande influenza sull'economia del paese. Il governo francese favorì il rialzo della divisa soltanto in quanto essa riguadagnava il terreno perduto per effetto della speculazione, arrestò il rialzo quando questo raggiunse i limiti della svalutazione economica della moneta francese. Il governo francese non dovette quindi risolvere il problema dell'adattamento dei prezzi che si pose invece con molta insistenza al governo italiano quando la lira cominciò a rivalutarsi.
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