Il credito dello Stato corrispondeva al beneficio ottenuto dalla Banca in seguito alla rivalutazione delle sue riserve. Il loro valore legale non aveva seguito il loro valore di fatto ed esse continuavano ad esprimersi in lire-oro senza tener conto del valore reale della lira-carta. La loro rivalutazione fece triplicare il loro valore; ne risultò per la banca un arricchimento, che lo Stato avendo provocato volle tenerne per sè il vantaggio. La svalutazione della lira (in confronto al valore prebellico) e le rivalutazione delle riserve procurò allo stato un credito di 6.622,9 milioni di lire.
La caratteristica del nuovo tasso di stabilizzazione fu quella di far corrispondere ai debiti dello Stato, debiti derivanti dalla rivalutazione della lira e conseguente stabilizzazione, i crediti derivanti dalla rivalutazione delle riserve.
La situazione creditrice dello stato e della banca centrale fu così liquidata senza movimenti di fondi.
Il debito dello Stato, derivante dalla stabilizzazione, deriva principalmente dalle seguenti cause:
a) quando le riserve delle banche meridionali furono trasferite alla Banca d'Italia la lira valeva 4,796 e le dette riserve furono valutate a 1.696,6 milioni di lire; al corso stabilizzato, esse non valevano più che 1.345,4 milioni e quindi a carico dello Stato 351,2.
b) quando il credito di 90 milioni di dollari fu ceduto dallo Stato alla Banca, il dollaro era a 27,85 e i 90 milioni erano stati valutati a 2.500 milioni di lire; per il fatto della stabilizzazione il dollaro valeva 19 e i 90 milioni di dollari non valevano più che 1.710 milioni di lire, quindi una perdita a carico dello Stato di 790 milioni.
|