a) Protezione bancaria della lira
Per fortificare la posizione bancaria della lira bisognava accrescere la qualità e la quantità della riserva e perseguire la contrazione del volume della circolazione. Il decreto-legge del 21 dicembre aveva sostituito al regime del corso forzoso quello del "gold exchange standard". Il progresso era considerevole ma non era sufficiente.
Ragioni d'ordine economico e politico dovevano spingere alla eliminazione delle divise-oro della riserva dalla banca di emissione. Infatti la sorte della lira non potava rimanere legata a quella dalle monete estere, specialmente alle monete anglo-sassoni che apparvero molto meno stabili di quel che si poteva pensare.
Parecchie banche d'emissione, specialmente quelle di Francia e d'Italia, si trovarono creditori della Banca d'Inghilterra e della Federal Reserve Banck di New York come ogni detentore di biglietti di banca inglese o americana. Ora se un debitore dipende dal suo creditore, questi, da sua parte, dipende da quello. Nel caso in questione furono le banche d'Italia e di Francia a scuotere seriamente la situazione della Banca d'Inghilterra presentando ai suoi sportelli le divise inglesi ch'esse possedevano. A sua volta l'Istituto di emissione britannico poteva minacciare gravemente il franco e la lira sospendendo la convertibilità delle sue divise.
Fedeli alla loro linea di condotta che era di raggiungere progressivamente il "gold standard" le banche di Francia e d'Italia realizzarono costantemente le divise che assicuravano la copertura della loro moneta. La sterlina, che si batteva già contro molteplici difficoltà, dovute specialmente al deficit crescente della bilancia commerciale e all'immobilizzazione dei crediti accordati alla Germania, si trovò compromessa per effetto di questa politica. Il Governo britannico intervenne ufficialmente ed ottenne che le banche centrali interrompessero le loro realizzazioni. Ma la sterlina non fu salvata egualmente e la sua convertibilità non poté essere mantenuta.
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