Inoltre lo Stato intraprese opere colossali di bonifica. La bonifica delle Paludi Pontine fu certamente la più grandiosa opera del regime. Mentre con essa si sopprimeva una zona d'infezione malarica la cui nocività era considerevole, nello stesso tempo fu possibile la occupazione di moltissimi operai disoccupati e la creazione d'una provincia la cui fertilità completa felicemente le modeste risorse del territorio italiano. Inoltre il governo moltiplicò i lavori pubblici d'interesse nazionale (autostrade, stazioni, linee ferroviarie, scavi, l'apertura di arterie urbane).
Lo Stato fu secondato nella lotta contro la disoccupazione dalle organizzazioni fasciste professionali. I sindacati fascisti organizzarono gli uffici di collocamento. Questi si propongono di inviare la mano d'opera nei luoghi dove il bisogno si fa sentire. Indubbiamente l'operaio è costretto a mutare spesso mestiere e spostarsi in varie regioni, ma deve adattarsi a questi inconvenienti poiché rifiutandosi è radiato dagli uffici di collocamento. La federazione dell'industria diede direttive suscettibili di ridurre la disoccupazione totale: la riduzione delle ore e delle giornate di lavoro e per gli operai ordinari al fine di occupare nelle ore supplementari nuove squadre di operai.
L'esecuzione di queste direttive ed i lavori di bonifica eseguiti ed ordinati dallo Stato diminuirono notevolmente la disoccupazione. Anche le organizzazioni destinate a finanziare le imprese in difficoltà permisero di registrare una indiscutibile ripresa industriale.
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