Giovanni Adamoli
L'allineamento monetario dell'ottobre 1936


Pagina 124 di 189       

%


     La Francia fu, nel dopo-guerra, una delle prime nazioni che aderirono in linea di massima alla convenzione internazionale per l'applicazione integrale dell'orario lavorativo delle otto ore; ma successivamente non furono compiuti ampi sforzi nel campo del progresso sociale salvo qualche sporadico provvedimento di importanza secondaria.
     Nemmeno la serie dei decreti-logge applicati nel 1935 da Pietro Laval, in virtù dei pieni poteri conferitigli dal parlamento, corrisposero ad una politica sociale ben definita. Essi tendevano alla deflazione, ma con metodi tutt'altro che omogenei. Colpivano da un lato le categorie a carico del bilancio pubblico - impiegati, pensionati, ex-combattenti - e dall'altro la proprietà mobiliare e immobiliare, la prima con una tassa del 10% sui titoli di rendita nominativi, la seconda con una equivalente diminuzione obbligatoria degli affitti. Nel complesso, gli operai delle industrie e gl'impiegati delle ditte private si trovarono avvantaggiati rispetto alle altre categorie poiché la rivalutazione dei prodotti agricoli era a quell'epoca ancora allo stato di progetto e il costo della vita si manteneva intorno al più basso livello registrato dopo la stabilizzazione del franco operata da Poincaré.
     Sul piano finanziario l'effetto della politica deflazionista fu più netto: il franco, nonostante due successivi allarmi tra la primavera e l'autunno del 1935, ne risultò consolidato; il disavanzo del bilancio commerciale poté essere sensibilmente ridotto e la situazione del Tesoro pubblico divenne meno inquietante.