Nei primi nove mesi del 1936 però la situazione economica essendo aggravata dalle incertezze della situazione politica generale, i paesi appartenenti al blocco dell'oro cominciavano a dare segni di incertezze monetarie. Nessuno dei grandi mercati poté liberarsi dall'incubo di gravi esportazioni di oro e di debolezze nel cambi. Il mercato di Parigi, data l'incognita che pesava e pesa tuttora sulla Francia dopo l'alleanza stipulata con la Russia sovietica, fu il mercato che più risentì della crisi monetaria.
La crisi di sotto-consumo interno, che si faceva allora sentire, fu aggravata dal diminuito potere d'acquisto di una vasta categoria di consumatori, diminuito potere d'acquisto dovuto alla decurtazione degli stipendi degli impiegati pubblici e alla riduzione dei redditi dei portatori di titoli di Stato.
Inoltre la crisi di sotto-consumo interno e la diminuzione costante della esportazione di prodotti manufatti, mentre evitavano il riassorbimento della disoccupazione, aggravavano la situazione commerciale ed industriale.
A ciò aggiungasi la tesorizzazione fiduciaria e metallica per comprendere come la Francia, alla vigilia delle elezioni legislative, era caratterizzata da una situazione di paralisi economica.
Tale situazione di paralisi economica era indubbiamente la risultante della sfiducia interna e della sfiducia dei capitali stranieri verso la Francia, sfiducia dovuta principalmente all'ambigua politica francese.
Quanto al modo di uscire da tale situazione una grande confusione regnava nelle idee dei vari partiti politici che, per immediate preoccupazioni elettorali, evitavano di assumere in proposito posizioni troppo nette.
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