Intanto l'uscita di oro dalla Banca di Francia, con l'ascesa dei partiti di sinistra, riprende con ritmo incessante nei mesi di maggio e giugno. La Banca di Francia allora per difendere il franco innalza il tasso di sconto in un primo tempo dal 3,50% al 5% quello degli anticipi al 6%. Il 6 maggio, sempre per la difesa del franco, il tasso di sconto fu portato al 6% e quello degli anticipi all'8%. Con questi espedienti la fase acuta della crisi fu momentaneamente stornata.
Ma il Governo di Leone Blum, preoccupato di soddisfare la massa, una volta fatto votare le leggi sociali, provvide alla Banca di Francia, la quale divenne la "Banca della Francia". Questa fu invitata a rendere il credito facile per lo sviluppo dell'attività economica, sul quale lavorava con ardore il ministro dell'Economia Nazionale Spinasse. A tal fine il tasso di sconto dell'istituto di emissione fu abbassato dal 5 al 4% e nel luglio al 3%. Leone Blum, nominato Presidente del Consiglio, aveva promesso con molta enfasi che avrebbe difeso la linea di Poincaré, ma era ormai evidente come le parole non corrispondessero al fatti.
Se consideriamo la Banca di Francia questa è il centro nevralgico sul quale si concentrano, in certi momenti, le impressioni positive e negative dello vita economica dal paese. E fu questo centro nevralgico che denunciò ancora una volta il male originato dalla politica sociale-finanziaria del Governo di Leone Blum. Nuove importanti uscite di oro furono provocate dopo qualche tempo. Esse erano dovute da una parte ai bisogni del pagamenti esteri per coprire le differenze deficitarie - 800 milioni in media per mese - del commercio con i paesi stranieri e dall'altra ad uscite di metallo giallo dovute ai sopravvenuti timori di quelli che avevano creduto trovare in Francia un sicuro asilo.
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