Giovanni Adamoli
L'allineamento monetario dell'ottobre 1936


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     Dal 1918, il mondo è ripiombato nel regresso, E quando la ricchezza diminuisce e il cuscinetto delle classi medie si svuota, si ritorna alle lotte economico-politiche fra una plutocrazia rapace e avventuriera ed una plebe in preda a tutte le più illiberali mistiche che ripugnino ai liberi cervelli.

     Il razionale negli allineamenti: Supponiamo ora, infine che lo Stato si proponga, con gli "allineamenti "di far rivivere l'invidiabile situazione economica e stabile precedente.
     In tale ipotesi, una volta determinati i patti internazionali fra i diversi E.E.A. con le compensazioni del caso fra essi, lo Stato I vede che la sua valuta, al punto in cui venne fissata in rapporto alle valute di II e di III, costa troppo: il che significa che essa è ancora "comparativamente" troppo cara, con le note ripercussioni sulla economia interna.
     Se la bilancia dei pagamenti si trova in equilibrio instabile, l'instabilità può rivelare che esiste, a quel prezzo della moneta, uno squilibrio permanente fra i prezzi interni e quelli esteri della moneta e del credito bancario. Oppure lo squilibrio dipende da cause di disordini economici in forza dei quali, ad esempio, il risparmio interno tende a recarsi all'estero; o viceversa il risparmio estero tende e riversarsi in paese, elevando pericolosamente il valore della moneta nazionale, a danno dei prezzi interni e dei costi. Oppure è la bilancia commerciale che si è appesantita, perché, data la politica creditizia interna, i costi in moneta si sono elevati. O vi sono immobilizzi considerevoli nelle banche di credito ordinario. O infine, può essere lo Stato che fa troppe spese "relativamente" improduttive. E cosi dicendo.