Giuseppe Di Febo
Psicopedagogia dell'umorismo


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Conclusione

     L'educazione è e rimane una cosa seria, ma dopo quanto abbiamo detto, non esiste ragione di eliminare il riso o il sorriso dal processo educativo, anzi l'umorismo non solamente può rendere il processo educativo più gradevole, ma può anche contribuire a renderla più efficace; esso rappresenta infatti quanto meno un elemento di facilitazione. Ciò, ovviamente, a condizione che illustri, chiarifichi, illumini i concetti che devono essere appresi.
     Abbiamo notato, nel primo capitolo, come l'umorismo sia parte integrante della nostra personalità sia dal punto di vista psicologico che sociale. Fare umorismo, infatti, è fare piacere non soltanto agli altri ma anche a se stessi e il "bisogno dell'uomo di ricavare piacere dai suoi processi mentali, ricrea sempre nuovi motti che poggiano sui nuovi interessi del giorno" (16, p. 147).
     Nel secondo capitolo abbiamo ipotizzato l'impiego dell'umorismo in educazione e nella didattica scolastica, constatando che facilita non solo l'apprendimento in generale, ma si offre come geniale mezzo di comunicazione, di interazione che porta a migliore comprensione e senso umano. Facendo proprio l'umorismo si avverte la necessità di comunicare, per definizione, in quanto "lo sconosciuto processo di formazione del motto è portato a termine solo comunicando l'idea" (16, p. 167).
     Nel terzo e quarto capitolo si è ribadito come avere il senso dell'umorismo è indice di capacità creativa; col presentare l'umorismo agli studenti non solamente si procura del piacere, ma forniamo anche un modello di pensiero divergente, dalle infinite soluzioni. Non a caso l'umorismo, la curiosità, l'arte e la creatività in generale trovano il loro punto di potenza in ciò che è nuovo, inusuale.