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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Venezia
Gustavo Strafforello
Unione Tipografico-Editrice Torino, 1902, pagine 383

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Venezia
   G3
   proprietà di ornamenti rendono quest'opera bella al paro che suntiiosa. Superbo è il sarcofago sul quale, in ricco lettisterio, è adagiata la salma del morto doge. Leggiadri i capitelli delle colonne; ì piedestalli rotondi sono trattati alla foggia delle antiche are (fig. 20). — .Monumento eretto per decreto del Senato ad Orazio Baglioni, generale della Serenissima, morto uel Carso nel 1617 combattendo contro i nemici della Repubblica: la statua equestre dorata del capitano lo rende grandioso, ma nel complesso è di cattivo gusto. — Altro magnifico monumento è quello del doge Giovanni Mocenigo (m. 1485), dovuto allo scalpello davvero famoso fra gli artisti del Rinascimento di Tullio Lombardo; ricco di scolture, di fregi, di statue, condotte coll'arte raffinata ed umana che fu caratteristica di questo gruppo di artisti lombardi. — Monumento grandioso ma barocco del doge A/l ise I Mocenigo (m. 1577), ideato dall'arch. Girolamo Grapiglia. — Monumento del doge Giovanni Bembo (m. 1CI8), pure barocco.
   Stuona fra tutti questi monumenti sepolcrali, ove è tanta parte delle memorie e della grandezza veneta, il monumento moderno del marchese di Cliasteler, generale austriaco morto nel 1825, opera di Luigi Zaiitloineneghi e di A. Giacorelli.
   I dogi sepolti in San Giovanni e Paolo sono ventuno ed eccone riassuntivamente i loro nomi in ordine di tempo : Jacopo Tiepolo, Rinieri Zeno, Lorenzo Tiepolo, Giovanni Dandolo, Manno Zorzi, Marino Faliero, Giov. Dolfin, Marco Corner, Michele More-ini, Antonio Veriier, Tommaso Mocenigo, Leonardo Loredan, Antonio Grimani, Pietro Loredan, Alvise Mocenigo, Giovanni Bembo, Silvestro Valici1, Sebastiano Mocenigo. Le spoglie dei dogi Michele Steno e .Nicolò Marcello furono portate in San Giovanni e Paolo dalla soppressa chiesa di Santa Marina.
   Dire delle pitture che adornano negli altari e dovunque, la chiesa di San Giovanni e Paolo, occorrerebbe un volume. Riassumeremo col dire che vi lavorarono quarantasei pittori, appartenenti a varie scuole ed a varii tempi e tutti vi lasciarono saggi stupendi della loro ai-te. Dell'antica scuola veneta si hanno in questa chiesa dipinti di Luigi e Bartolomeo Vivariiii, di Vittore Carpaccio, del Mansueti, del Catena ed infine di Giovanni Bellini.
   Della grande, gloriosa e propriamente detta scuola veneziana lavorarono per San Giovanni e Paolo : Lorenzo Lotto (imitatore del Giurgioue), Hocco Marconi, Beccaruzzi da Conegliauo, Tiziano Vecellio — che col San l'ietro Martire, totalmente distrutto dall'incendio che, nel I.Sf>7, invase la cappella del Rosario, lasciò quivi una delle maggiori sue opere — Marco Vecellio, nipote al granile Tiziano, e Lorenzino «un pregiato
   alunno ; Bonifacio Veneziano; Jacopo Robusti, detto il Tintoretto, e Domenico, suo figlio; Paolo Franceschi, fiammingo, ma allievo dei Robusti; Odoardo Fialetti, bolognese, venuto pur esso dalla scuola del Tintoretto; Francesco da Ponte, detto il Bussami, e Leandro da
   Ponte, pur esso bassanese, pittori tutti della miglior epoca dell'arte veneta.
   Fra i secentisti dipinsero in San Zanipolo : Jacopo Palma seniore e juniore, Leonardo Corona da Murano, Andrea Vicentino, Pietro Mera, Matteo Tigoli, G. I>. Lorenzetti, Agostino Letterini, Pietro Ricelli, il Liberi e l'Eus.
   Del secolo scorso infine si hanno in San Giovanni e Paolo dipinti del Celesti e del Lazzarini, due fra i migliori artisti che abbiano in quel periodo di decadenza fiorito iu Venezia, ed altri del Piazzetta, del Bnt^'il'erri), del Jlingardi, ib i Gl'armerìa. Fra gli
   Fig. 1S.
   Venezia (Chiesa dei Ss. Giovanni e Paolo): Monumento al senatore G. lì. Ronzio (da fotogr. Alinari).