Stai consultando: 'La Patria. Geografia dell'Italia Provincie di Cremona e Mantova', Gustavo Strafforello

   

Pagina (241/305)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (241/305)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Cremona e Mantova
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1899, pagine 296

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   Mantova
   233
   Il Tazzoli, arrestato duramente dal famigerato commissario di polizia Rossi, fu condotto nella prigione del castello di San Giorgio, ove aveva sede lo strano tribunale che doveva giudicare degli inquisiti politici. Tale tribunale, cosa in tutto fuori della legge, era stato costituito da un'ordinanza del vecchio maresciallo Radetzky il IO marzo del 1819: aveva titolo di Commissione Inquirente Militare e durò nel lugubre e sanguinario suo ufficio per circa tre anni e mezzo, dal novembre 1850 al marzo 1854. Anima di questo tribunale era l'auditore Kraus, un giovane tenente boemo, clie in quelle processure spiegò zelo poliziesco ed usò barbare raffinatezze, conquistandosi per tali odiosi servigi i gradi maggiori della milizia, tino a quello di tenente colonnello. La direzione criminale dei processi era affidata al maggiore auditore Straub, ma realmente tutto dipendeva dall'arbitrio dell'auditore Kraus. Fu mandato, durante i processi, a Londra, celatissimo spione per iscoprire i maneggi degli emigrati e gli indizi a carico degli inquisiti. Questi erano gli attori principali di quella tragica Commissione Inquirente Militare, ai quali si aggiungevano come seconde parti: il colonnello Reichenau, il capo custode ed ispettore delle carceri Francesco Casati « peritissimo in tutte le male arti e di valido, benché indecoroso, aiuto al Kraus >.
   La Commissione Inquirente Militare risiedeva nel castello di San Giorgio, ove pure era tenuto il maggior numero degli inquisiti. « Posto fra la città ed il Mincio, ove impaluda, il castello è precinto d'acqua e di miasmi: luogo da sospiri e da febbri. Per ciascuna segreta, vi è porta e controporta; così per gli anditi. Non vetri alle finestre, ma tela; grosse sbarre; imposte grosse, ferrate, con catenaccio e serratura. In tutto dodici celle da stivarvi non più di cento prigioni; se più, è anticiparne la morte >.
   Il procedimento era condotto senz'ombra di garanzia e di serietà, nell'interesse della pretesa giustizia e della difesa per gli inquisiti abbandonati alla piena mercè, senza controllo di sorta della Commissione Inquirente. < Nessun testimonio, nessun attuario — scrive Orsini nelle sue Memorie — assiste al costituto fra il giudice processante e l'inquisito; il giudice fa quelle sole interrogazioni che crede; accetta, e registra le risposte dell'accusato, compendiandole, ordinandole, modificandole persino a suo beneplacito, e tutto ciò in un barbaro italiano, nel quale sono frequenti le parole e le frasi equivoche, gli errori di logica e di grammatica. Delle giustificazioni dello
   accusato accetta e registra quel tanto che gli aggrada..... L'accusato è in balìa del
   giudice, senza difesa, senza testimoni, senza alcuna garanzia giuridica... ».
   Àgli inquisiti che si ostinavano in un mutismo od in denegazioni imbarazzanti per l'auditore o la Commissione Inquirente, o che nelle prigioni tenevano contegno poco subordinato ai regolamenti, o meno rispettosi per l'autorità del capo custode, dei secondini o dei pretesi loro giudici o del paterno governo, s'infliggeva la pena della bastonatura, applicata in un'apposita sala, nella parte superiore del castello, e talvolta non una sola volta, ma due, tre e quattro consecutive allo stesso prigioniero, finché non se n'era cavato tra lo spasimo e l'ira quel tanto di confessione che bastasse a perderlo o servisse di addentellato a perdere gli altri. E poco davvero occorreva all'odiosa bisogna, fi semplice appiglio ad una induzione bastava ad aggravare la sorte degli altri inquisiti, per lo stesso fatto, od a sguinzagliare la polizia su nuove predestinate vittime in Mantova e fuori. Così andavano in quegli anni nefasti riempiendosi le carceri del castello di San Giorgio, e quanefò queste non bastavano al numero degli inquisiti, o si voleva su questi aggravare la mano gettandoli in più tristi condizioni, si mandavano nelle segrete sotterranee e puzzolenti del Criminale, o nella bolgia — ov'era raccolto il rifiuto dei delinquenti comuni — della Masnalda.
   Contemporaneamente al Tazzoli, o poco appresso, vennero tratti nelle prigioni del castello ed inquisiti sotto l'imputazione di alto tradimento moltissimi altri cittadini di Mantova e luoghi circostanti: cioè l'ing. Mari, in una casa del quale si radunavano talvolta i membri del Comitato ; il sacerdote Ferdinando Bosio, professore del Seminario
   206 — Hiis Patria, vo!. II.