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l'arte Seconda — Alta Italia
il vescovo di Mantova presso Jìoma e Verona nello stesso intento. Vanamente. La sentenza venne confermata e la mattina del 4 dicembre 1 condannati, tratti dalle segrete, subirono la berlina sulla pubblica piazza (piazza San Pietro, ora Sordello) della lettura della sentenza. Ad ogni conferma di morte l'auditore Kraus spezzava una verghetta e la lanciava contro il condannato. I cinque designati al capestro vennero condotti al carcere di Santa Teresa, già convento, ove alcune stanze erano state preparate in confortatorio. Gli altri, ricondotti in castello, vennero internati a Josephstadt.
Ai condannati a morte furono lasciati tre giorni di ben calcolata e raffinata agonia nel confortatorio di Santa Teresa. I particolari di quella terribile agonia raccolti dalla storia e più ancora .dalle memorie, dagli scritti lasciati dagli stessi condannati, dai loro congiunti, da quanti n quei momenti estremi ebbero ad avvicinarli, dai testimoni oculari, superano quanto di più emozionante e tragico in simili casi si può immaginare. Fra i conforti i condannati ebbero anche le visite dei congiunti: scene inenarrabili di strazio e di pianto. Filialmente, alla mattina del 7 dicembre — mattina nuvolosa e fredda — i condannati furono con lungo corteo avviati al supplizio. Nell'itinerario prescelto, il dottor Poma fu fatto passare sotto le finestre di casa sua, in via Larga — la via che ora porta il nome del martire — ed egli sentì le grida strazianti delle sorelle, della madre, confortate invano da altri parenti e da pietosi amici. Lo forche erano rizzate sullo spalto dì Belfiore, fuori di porta Pradella, ora detta di Belfiore. Prima di affidarsi al carnefice i condannati si abbracciano e si baciano; il Tazzoli poi fa inginocchiare i compagni e li benedice. Primi ad essere appiccati furono Zanibelli e Searsellinì, indi Tazzoli, poi De-Canal, ultimo Poma. Compiuta l'esecuzione la truppa si allontanò; si allontanarono i gendarmi, rimase molto popolo intorno ai sacerdoti in preghiera» Gemiti e singhiozzi s intramezzavano alle preghiere. Dalle dame mantovane fu chiesta la tumulazione delle salme in terra sacra: la domanda fu respinta. Monsignor Martini rinnovò la domanda, con esito del pari negativo. Fino a notte le salme pendettero dal palo infame, indi furono abbassate e sepolte ai piedi delle stesse forche.
La città fu per tutto quel giorno e nei successivi < cupamente mesta ed afflitta ; ogni famiglia piangeva come per proprio lutto >. Le truppe erano consegnate nelle caserme. Per confessione dello stesso governatore Culoz, nel rapporto da lui spedito a Radetzky, < il Teatro Sociale nei primi Borni rimase quasi deserto > e per tutta la stagione < ebbe si maggior numero dei palchetti v uoti >.
L'impressione in tutta Italia, ma sopratutto in Lombardia ed in Piemonte, per quella esecuzione, fu immensa. 1 Comitati d'azione, conio eccitati da quella provocazione sanguinosa, raddoppiarono l'attività loro, meditando e preparando un movimento insurrezionale. Centro Milano. Da Lugano auspice Mazzini, dall'Oltrepò auspice Depretis ed altri, i fuorusciti lombardi si addensavano in attesa degli eventi che maturavansi nella metropoli, pronti ad accorrere alla prima voce della scoppiata insurrezione. Lo sfortunato moto del G febbraio 1853, che troppe cause concorsero a far abortire, fu il risultato di quei preparativi. Alle forche erette in Milano dalla Commissione stataria negli immediati giorni che seguirono l'abortito tentativo, Radetzky credette opportuno, per l'effetto sulle popolazioni, di dare nuovo spettacolo e motivo di terrore sulle popolazioni, colla ripresa dei processi di Mantova, le cui prigioni rigurgitavano sempre *ii inquisiti politici, sotto la torturante procedura del Kraus.
Le nuove proposte della Commissione Inquirente Militare furono la pena di morte inflitta ad Attilio Mori, Ferdinando Bosio, Omero Zannucclii, Carlo Montanari, Alberto Cavalletto, Carlo Macchi, Domenico Cesconi, Tito Spori, Giovanni Nuvola», Bartolomeo Grazioli, Lisìade Pedroni, Domenico FemelU, Giovanni Malaman, Luigi Dolci, Carlo Augusto Fattori, Annibale Bisesti, Girolamo Caliari, Pietro Paolo Arvedi, Antonio Lazzari, Pietro Gyòrfy, Luigi Wall a e Giovanni Kiralv Si assegnarono 1S anni di ferri a Giuseppe Finzi e al dottor Luigi Pastro, 8 ad Augusto Donatelli, 5 a Luigi Semenza.