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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Roma
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1894, pagine 679

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Maiulatitwtli o Comuni ilei Circondario di Velletri
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   Dallo stagno, presso il castello, scaturisce il Ninfeo che alimenta in gran parte il canale navigabile tra Trapunti e Terracina, come a suo tempo vedremo. Presso il castello è pure ini mulino «retto su di 1111 edificio di stile gotico-romano, colle finestre a colonnette. Un'iscrizione, sulla porta, insegna clic il molino e la strada che vi mena furono opera di Francesco Caetani, duca ili Sermoneta e signore di Ninfa, nel 17(15.
   Rocca Massima (1187 ab.). — Cenni storici. Fra i trenta Stati della Lega latina, mentovati da Dionisio è annoverata Carventum, antica città del Lazio, elio alcuni credono fondata da un Qnepio Massimo, di Cori, verso il 608 dell'era volgare. Non v'ha pili in seguito menzione di codesta città la (piale fu probabilmente, distrutta di buon'ora dagli Equi o dai Voteci; ina la cittadella, detta Arx Carventana, la quale pare fosse una fortezza minutissima, è mentovata reiteratamente durante le guerre dei Romani con gii Equi. Fu sorpresa due volte da questi ultimi; la prima volta fu ripresa dai Romani, ma nella seconda occasione (409 av. C.) essa sfidò tutti gli sforzi del console e non è detto quando fosse successivamente ricuperata (Liv., ìv, 53, 55).
   Dalle circostanze in cui occorre qui ì'Arx Carventana pare probabile che fosse situata non lungi dal monte Algido o Castel di Lariano (S91 in.) ma, non si conosce la sua precisa situazione. 11 Nibby e l'inglese Geli propendono a collocare Arx Carventana a Rocca Massima, la quale nel 1557 fu occupata per sorpresa dalle genti del duca d'Alba. L'ebbero in feudo varie famiglie romane, fra le altre ì Conti, i Colonna, i Sa) viali, i Borghese ed ora i Do ri a,
   Uscendo dai vigneti di Velletri si arriva, in capo a 6 chilometri, nella deserta campagna, con a destra e a sinistra vecchie castella, sulle brulle alture. Dopo circa 8 chilometri, a destra, è il lago di Giiiliauello, forse cratere antico, e per la selva di Vrtena e Ghilianello si arriva a Rocca Massima, uno dei villaggi più inaccessibili d'Italia, a 725 metri dal livello (lei mare, sopra un ultimo contrafforte del crinale detto volgarmente monte Lantcrio, in luogo di monte Artena, contrafforte anch'esso della cima di monte Nero dei Lepini 1 prodotti agrari consistono ili grano, vino e particolarmente olio ; vi è anche florida la fabbricazione della calce.
   Coli, clett. Velletri — Dioc. Velletri — P2 T. a Cori e Str. ferr. locale.
   Mandamento di SEGNI (comprende 5 Comuni, popol. 13,692 ab.). — Territorio in monte e in colle, assai fertile, principalmente di frutta, rinomate per la loro squisitezza sino nell'antichità, e di vino aspro, di Cui lasciò scritto Marziale: « Bevi vino signino il quale arresta il flusso del ventre; ma affinchè non ti renda stitico modera la tua sete ». Olio, bestiame e acqua abbondante.
   Segni (5789 ab.). — Cenni storici. Signia (Si-pn'a). antica città dei Voteci, è rappresentata dagli antichi autori (piale una colonia romana fondata da Tarquinio il Superbo contemporaneamente a Circeii, di cui già abbiamo trattato nell'introduzione al circondario.
   Non ve n'ha traccia prima della fondazione della colonia: il suo nome non si rinviene con quelli delle città della Lega latina o delle città la cui fondazione è attribuita ad Alba ; e la storia narrata da Dionisio, ch'essa cioè ebbe origine da un accampamento fortuito di truppe romane, che fu in seguito ampliato efortilicato da Tarquinio, pone fuor di ogni dubbio ch'essa era una città nuova e non, come tante altre colonie romane, un nuovo stabilimento in una città preesistente.
   Dopo l'espulsione di Tarquinio passò in potere della Repubblica Romana, e nel 497 av. C. fu assalita da Sesto Tarquinio clic tentò indarno d'iuipadronirsene. Pochi anni appresso ricevè una nuova colonia per rissanguare l'esausta popolazione (Liv., u, 21). D'allora in poi pare continuasse a dipendere da Roma, e, per quanto sappiamo, non cadde mai nelle mani dei Voteci, quantunque questi signoreggiassero tutte le adiacenti regioni alpestri.