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dare ad altro tempo (I, 172). Intanto cominciarono a piovergli le congratulazioni per le Canzoni; ed Egli, di cuor tenero com'era, se ne senti assai lusingato.
2. — Ma, a farlo ricadere in grembo agli antichi studi, valse la nuova circostanza che il Mai e Giovanni Zohrab pubblicarono : Eusebii Pamphilì Chronicorum Canonum libri duo. Perchè Egli subito (I, 186) vi trovò una gran messe di osservazioncelle „ che mise a parte con religiosa cura. Avea fatto tesoro di ben 130 osservazioni in 120 pagine in-8°. Col confronto paziente dell'originale e della versione, passo per passo, segnò dove il testo greco diversifica dall'armeno e quindi dal latino.
Per cui si sottopose di nuovo ad un improbo lavoro, quello di rintracciare quali codici erano stati adoperati dall'autore armeno per ricomporre la Cronaca di Eusebio.
3. — Oramai s'andava ne' suoi affievolendo la speranza di farne un ecclesiastico. Entrato Egli in commercio epistolare co' letterati, avea sempre più provato che la casa paterna era per lui una tana. E, ostacolato dal padre e dalla madre nel progetto di uscirne, s'inasprì.
Già i tre primi figliuoli di Monaldo erano, di natura loro, cresciuti in opposizione a quella loro società domestica, e facevano capo al maggiore come al più intelligente.
Monaldo e Adelaide, i due zii don Pier Niccolò e don Ettore, i sacerdoti Torres, Sanchini, Diotallevi, Ferri, Pascal e Vogel rappresentavano il passato, tenaci ne' loro propositi, irremovibili.
Giacomo, Carlo e Paolina erano il presente e l'avvenire; e consumavano i denti, dice il Piergili, a forza di rodere inutilmente la catena di loro schiavitù. Anche il quarto figlio Luigi tendeva a unirsi a loro.