ATTO PRIMO
A Teramo, nel palazzo civico, il Vicario Aniello Porzio, da poco giunto, parla nel suo ufficio, con il Segretario di Napoli anche lui. L'arredamento dell'ufficio secondo la sua importanza e gli usi del tempo.
SCENA PRIMA
VICARIO - (oscuro, accigliato, desolato) E' molto duro, caro Segretario, il pane della servitù. Non riesco ancora a comprendere come la scelta per questa missione, da me non desiderata, sia caduta proprio su di me. Vi è tanta gente nel mondo che darebbe l'anima al diavolo per elevarsi, si molesta invece chi non desidera che di vivere al buio, pur di vivere tranquillo.
SEGRETARIO - Ma da che cosa è stato determinato questo provvedimento, che ha trascinato anche me in questa pericolosa avventura?
VICARIO - che ne so io. Fui chiamato d'improvviso da quel caro marchese del Carpio che mi diceva: "Abbiamo una provincia del vicereame, Teramo, quasi ribelle, infestata da banditi. Voi restituirete a quella provincia, dove siete stato destinato come Vicario, ordine, pace, lavoro." Così mi diceva l'ineffabile Viceré. Ed ora sono qui, dopo il più avventuroso viaggio tra monti e valli, briganti e lupi, a deliziarmi in questo felice paese.
SEGRETARIO - Davvero felice ma... per i cani.
VICARIO - Neppure per i cani che corrono per le vie, come ho visto, randagi, affamati, spelacchiati.
SEGRETARIO - Eppure a sentire questi signori Teramo è la città delle meraviglie.
VICARIO - Può darsi, ma per le case scalcinate, per le strade sassose, per le chiese cadenti.
SEGRETARIO -(guardando sospettoso verso la porta) Che non ci odano, per carità. Quando questi briganti si ritengono offesi mettono mano ai coltelli e poi via sulla montagna.
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