Umberto Adamoli
I BANDITI DEL MARTESE
(Dramma in quattro atti)


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     Sconfitti, dopo tanto clamore. Chi sa che cosa avranno qui detto su questo nuovo infortunio.

     SEGRETARIO - Nulla, almeno apparentemente, ma dai visi, sfiorati da un sottile risolino ironico, si capiva ciò che passava, per la nostra nuova sconfitta, nella mente di questi ribaldi.

     PRESIDE - la pagheranno, la pagheranno. Io non sono il debole Aniello Porzio. Ho avuto da Napoli i pieni poteri e saprò bene impiegarli. Capacità per far valere i nostri diritti, non me ne manca, né mi manca la forza. Vedremo, vedremo, banditi del Martese, chi riderà per ultimo.

     SEGRETARIO - Occorre, però, Preside, molta prudenza, ad usare questa forza. Fuori della città, tutto congiura contro di noi. Tutto il territorio, dal Tordino al Vomano, dalla montagna dei Fiori al Gran Sasso, sembra disseminato di trappole, pronte a scattare ad ogni nostro passo.


     PRESIDE - Ma vi è il modo anche di distruggere queste trappole. Intanto ascoltiamo questa mattina il famoso Santuccio di Froscia. Se riuscissi, con le buone, a fargli deporre le armi!

     SEGRETARIO - Non vi illudete, Preside, non vi illudete. Nulla di buono vi è da sperare da queste canaglie, infiammate dal peggiore fanatismo.

     PRESIDE - Potete aver ragione, ma al Vescovo, che ha voluto questo incontro, per la santa politica, non potevo dir di no.

     SEGRETARIO - Santa politica! Fucina di finzioni, laboratorio di ipocrisia, rettile velenoso, avvolto di fiori.

     PRESIDE - Mi piace la definizione! Ma vi assicuro che se lo scopo di questo incontro dovesse fallire terribile sarei nella reazione.


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Umberto