PRESIDE - (irritato da tanto ardire) Vi impongo di tacere.
SEGRETARIO - Taccio. Sappiate però che se i nobili si sono piegati vergognosamente al vostro volere, la "detestabile canaglia", come voi vi compiacete di chiamare il popolo, insorge e vi combatte.
PRESIDE - (con voce più alta) Tacete.
SEGRETARIO - Taccio. Aggiungo solo, per rendere più vivo il quadro, che vuote sono le nostre casse erariali perché da voi saccheggiate; chiuse per voi le nostre fabbriche; spopolate per voi le nostre campagne; popolate per voi di pezzenti le nostre città.
PRESIDE - (con rabbia) Ma tacete.
SEGRETARIO - Non vi adirate ché di poco il vostro felice dominio supererà il secolo, che sta per finire.
PRESIDE - Voi farneticate, presuntuoso bandito. Non più tregua tra noi. Cannoni, corda e sapone ne abbiamo a sufficienza per piegarvi alla nostra ragione.
PRESIDE - (sempre con ironia) Rallegramenti!...
PRESIDE - Non vi trattengo per debito d'onore; ma che Iddio non vi faccia cadere nelle nostre mani. Un uomo rimetterebbe finalmente in funzione salutare i suoi ordigni.
SEGRETARIO - (furente) Vi siete bene spiegato brutale, vile carnefice, indegno di appartenere a un consorzio civile.
(Gli si avvicina con le mani in aria, in atto di minaccia, ma senza percuotere. Poi si ritrae, va verso l'uscita e rivoltandosi grida ancora)
Sciagurato... Ma ci rivedremo, ci rivedremo e presto.
(Quindi esce sbattendo violentemente la porta)
SCENA TERZA
PRESIDE - (riavutosi dallo sbalordimento per l'improvviso attacco, correndo verso la porta, grida) Arrestatelo, arrestatelo.
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