Umberto Adamoli
I BANDITI DEL MARTESE
(Dramma in quattro atti)


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     PRESIDE - (irritato da tanto ardire) Vi impongo di tacere.

     SEGRETARIO - Taccio. Sappiate però che se i nobili si sono piegati vergognosamente al vostro volere, la "detestabile canaglia", come voi vi compiacete di chiamare il popolo, insorge e vi combatte.

     PRESIDE - (con voce più alta) Tacete.

     SEGRETARIO - Taccio. Aggiungo solo, per rendere più vivo il quadro, che vuote sono le nostre casse erariali perché da voi saccheggiate; chiuse per voi le nostre fabbriche; spopolate per voi le nostre campagne; popolate per voi di pezzenti le nostre città.

     PRESIDE - (con rabbia) Ma tacete.

     SEGRETARIO - Non vi adirate ché di poco il vostro felice dominio supererà il secolo, che sta per finire.

     PRESIDE - Voi farneticate, presuntuoso bandito. Non più tregua tra noi. Cannoni, corda e sapone ne abbiamo a sufficienza per piegarvi alla nostra ragione.


     PRESIDE - (sempre con ironia) Rallegramenti!...

     PRESIDE - Non vi trattengo per debito d'onore; ma che Iddio non vi faccia cadere nelle nostre mani. Un uomo rimetterebbe finalmente in funzione salutare i suoi ordigni.

     SEGRETARIO - (furente) Vi siete bene spiegato brutale, vile carnefice, indegno di appartenere a un consorzio civile.

     (Gli si avvicina con le mani in aria, in atto di minaccia, ma senza percuotere. Poi si ritrae, va verso l'uscita e rivoltandosi grida ancora)

     Sciagurato... Ma ci rivedremo, ci rivedremo e presto.

     (Quindi esce sbattendo violentemente la porta)



     SCENA TERZA

     PRESIDE - (riavutosi dallo sbalordimento per l'improvviso attacco, correndo verso la porta, grida) Arrestatelo, arrestatelo.


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Umberto