SEGRETARIO - (che aveva visto uscire Santuccio, infuriato, accorre agitato) Che è stato... Che è accaduto!...
PRESIDE - (sempre agitato) Correte. Fate arrestare quel brigante.
SEGRETARIO - (corre. Nel rientrare, dopo non molto, mentre il Preside, infuriato, va su e giù) Già scomparso, come lupo, verso i monti.
PRESIDE - (con fiato grosso, come parlando a sé stesso) Presto la Spagna ti proverà, miserabile bandito, la sua decadenza. Forca, forca...
SEGRETARIO - Ma si può sapere che cosa è accaduto...
PRESIDE - Il capestro soltanto potrà riportare un po' di senno nei cervelli sconvolti di questi disgraziati. Altro che spirito di tolleranza, altro che umanità!... Capestro... capestro.
SEGRETARIO - Ciò che io ho sempre detto.
PRESIDE - E presto i corvi saranno chiamati a lieto convito, nella festa delle forche. Vi è il Comandante?
SEGRETARIO - Si, ma bisognerebbe ascoltare l'indultato Lucenti, giunto or ora.
PRESIDE - Lucenti... Ah! Rammento. Giunge a buon punto. Egli e i suoi uomini ci potrebbero rendere, con l'oro e le promesse, utili servizi. Io intendo finirla, e presto, con i banditi.
SEGRETARIO - Non vi illudete, non vi illudete, Preside. Sono lupi costoro e lupo non mangia lupo.
PRESIDE - Ma l'oro abbaglia anche i lupi. Tentiamo. Fate entrare.
SEGRETARIO - (va e rientra, poco dopo, col Lucenti) Ecco, Preside, colui che, nella sua intelligenza, ha ritrovato, nella vita, la giusta via.
PRESIDE - (che intanto si è calmato, prendendo un bonario atteggiamento) Ben venuto, ben venuto. Voi, con il vostro atto, avete dimostrato di possedere senno e cuore. La Spagna è sulla via del dominio del mondo. Dove non giunsero i romani, giungeranno gli spagnuoli, loro eredi. Cosa potevate fare voi, miseri pigmei, dinanzi a tanto colosso? I pochi stolidi, che ancora farneticano, cadranno, o se cadranno, tra non molto, frantumati (alzando la voce) triturati. Pazzi, pazzi, pazzi.
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