Umberto Adamoli
I BANDITI DEL MARTESE
(Dramma in quattro atti)


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     Per fortuna non tutti sono pazzi e voi, con il vostro atto, lo avete bene dimostrato. Atto di grande saggezza, che prelude ad altri favorevoli eventi. Ma, per la vittoria finale, altro aspettiamo da voi.

     LUCENTI - (che poco ha capito del sermoncino) Da noi?

     PRESIDE - Voi che conoscete i banditi e i loro covi, potreste rendere alla buona causa un prezioso servizio.

     (Il Segretario segue con una certa curiosa espressione la curiosa discussione)

     LUCENTI - Noi? Non ho capito.

     PRESIDE - Comprendo, comprendo i vostri timori. Ma voi, vestendo la divisa dei nostri bravi calabresi indultati, non sareste riconosciuti. Ottomila ducati ornano la testa dei capi. Oro, oro, vero signore del mondo: oro e libertà.

     LUCENTI - Evidentemente vi è stato tra noi un malinteso. Noi non desideriamo l'oro del tradimento. Non desideriamo che onestà di atti e libertà.


     PRESIDE - Nulla in contrario. Solo volevamo dare a voi il modo, dopo tante sofferenze, di godere un po' la vita, che è tanto breve.

     LUCENTI - Grazie. Più che i godimenti, offerto dall'oro, non povera gente amiamo l'onore, punto primo della vita.

     PRESIDE - (che reprime a stento la contrarietà) Non possiamo ancora intenderci. E' un vero peccato. Ma a un'altra volta, a un'altra volta.

     LUCENTI - Posso andare?

     PRESIDE - Andate, andate pure.

     (Lucenti, salutato, se ne va).

     PRESIDE - (rivolgendosi al Segretario) Includete anche questa canaglia nell'elenco di coloro che dovranno viaggiare per la darsena di Napoli.

     SEGRETARIO - Ancora una volta ho avuto ragione, Preside. Conosco bene questa gente.


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Umberto