Genova, 5 Gennaio 1938, XV.
Carissimo Amico,
Non so se Suo fratello Federico verrà nuovamente a disturbare
Lei per la divergenza finanziaria che ha con me. D'altra parte io
devo pur prevedere questo suo passo, ed è quindi mio dovere di
prevernirlo informandoLa io stesso.
Dopo una serie di inviti, consigli e anche minaccie, ho dovuto
decidermi a farlo citare, come da copia acclusa, nella speranza
di svegliarlo e indurlo a continuare a fare il suo dovere, come
aveva principiato a fare.
Io trovo che egli, pur essendo uomo onesto e desideroso di fare
buona figura, manchi dell'energia, della capacità e forse anche
dell'ordine necessari per riuscirvi. D'altra parte, come Lei ben
comprende, io non posso passivamente rinunziare a un capitale così
forte senza prima avere tentato ogni mezzo per ricuperarlo.
Inutile Le ripeta che io non accetterò mai da Lei personalmente
un centesimo, dal momento che questo è stato un affare in cui mi
sono immischiato per mia spontanea volontà, senza alcuna
pressione di chichessia e completamente all'insaputa di Lei.
Conseguentemente se io accettassi da Lei qualsiasi sacrificio
sarebbe semplicemente una mala azione, e credo anche la prima in
mia vita.
Perciò quello che io Le scrivo costituisce un dovere per parte
mia verso di Lei, data la nostra profonda e chiara amicizia,
poiché giustamente Lei potrebbe addolorarsi se questo io non
facessi.
Le domando assolutamente che Lei non se ne immischi né in un
modo né nell'altro, e sarò anzi contento se Lei non ne parlerà
affatto a Suo fratello.
Questa lettera è scritta, come detto in principio, per tenerLa a
giorno di questa pratica soltanto se e nel caso in cui Suo
fratello gliene parlasse.
Voglia gradire i miei cordiali saluti.
Parodi
* * *
Genova, 8 Gennaio 1938, XV.
Carissimo Amico,
Nella mia ultima lettera, parlandoLe dell'incresciosa pendenza
con Suo fratello, mi avvedo che ho trascurato di preoccuparmi di
quello che a Lei stà più a cuore, vale a dire il Suo buon nome.
Le scrivo quindi appositamente per dirLe che Lei non deve avere
alcun timore su questo punto, vale a dire che penso che come un
fratello o un figlio non può vantarsi di avere altro fratello o
il padre coperto di gloria, così nel caso inverso uno non può
ritenersi affatto toccato nel suo onore se per disgrazia un
membro della propria famiglia degenera.
Non tutti però la pensano così, e io devo preoccuparmi che Lei
sia fra questi, come già del resto mi ha fatto anche capire
quando la prima volta si dovette parlare fra di noi di questo
argomento.
I miei atti legali contro Suo fratello, qualunque cosa avvenga,
non andranno al di là della citazione di cui Le ho mandato
copia. Si tratta di atto per modo di dire interno e che non può
avere ripercussione di sorta sopra il buon nome degli Adamoli,
una volta che esso è destinato, come lo è, a spegnersi così.
Ora La prego, se vuole farmi un altro grande piacere, di nulla
rispondermi su questo argomento senonché accusare ricevuta delle
mie lettere. Al resto penserò io direttamente con Suo fratello e
Lei non dovrà essere immischiato né direttamente né
indirettamente in questo fastidio.
Le rinnovo il mio profondo dispiacere per averLe dovuto ripetere
questo dolore, ma posso anche assicurarLa che è questa l'ultima
volta, qualunque sia la soluzione di questo sospeso.
Suo aff.mo
Parodi
* * *
Genova, 17 Settembre 1938, XVI.
Caro Amico,
Sono molto lieto di aver trovato qui al mio ritorno la vostra
cartolina. Certo non vi è bisogno degli scritti per ricordarsi
reciprocamente: fa sempre però piacere il dirlo, tanto è vero
che anch'io ho sentito il bisogno di mandarvi un saluto dal mio
viaggio in Brasile.
Ho letto con entusiasmo il vostro magnifico articolo, e vi
ringrazio molto di avermelo mandato. Anche molto grato vi sarò
se continuerete a segnalarmi tutto quello che riguarda voi e la
vostra indefessa opera di patriota, perché la soddisfazione
vostra deve essere anche la mia.
Sempre avanti.
Tanti cordiali saluti a voi e famiglia
Parodi
Mi rallegro anche per il monumento, dal quale si vede che la
vostra genialità emerge in tutti i campi.
* * *
4/8/XVII
Caro Amico, è tempo che ti risponda e ti ringrazi del giornale e
ti dica la mia ammirazione per quanto hai scritto nell'una e
nell'altro.
Il tuo giudizio sui tedeschi è perfetto. Si vede che sei
osservatore e conoscitore profondo come sei abile scrittore che
con poche parole scolpisce il carattere di una popolo e ne fissa
magistralmente il contrasto col nostro.
Purtroppo per il nostro, hai ragione e noi siamo ben lontani da
quello spirito di disciplina. Io sono stato da giovane un anno in
Germani ed ancora oggi è vivo in me il ricordo delle doti di
quel grande popolo. Noi però col nostro intuito, il nostro
ingegno, la nostra natura pronta ed elastica abbiamo quello che
in gran parte ad esso manca, per cui finiamo col completarci a
vicenda. Le nostre nuove generazioni poi avranno e disciplina e
pulizia...
Sì, il Parodi del Raduno è mio figlio ed è stato come sempre
un leone. Ti ringrazio molto ed egli pure che ha letta la tua
bella lettera.
Mi spiace che tu debba anche sacrificare al tuo spirito di
sacrifizio il tuo delizioso Silvi. Meno male che il 15 è
vicino...
Grazie pel "tu". Vedi come viene naturale. Ciao
aff. Parodi
* * *
13/9/XVII
Caro Amico,
Ciò che fa piacere si ode o si legge ripetutamente con sempre più
grande soddisfazione, e così è stato col tuo ultimo scritto.
La tua offerta della tua gaia civettuola casa a Silvi è generosa
e geniale, degna di te e del tuo nobile animo. Te ne ringrazio
profondamente. Ma non ne profitto perché non mi allontano da
Genova.
Il tuo ultimo periodo mi dà i brividi. Sono sempre più fiero di
esserti amico. La occasione della mitragliatrice la credo ancora
lontana, ma mi sembra essere certo però che verrà e tu
contribuirai a dare la dovuta lezione da par tuo a chi vorrebbe
eternare per la nostra gloriosa Patria la parte di vassalla.
Sì, i tedeschi si dimostrano eccezionali.
tuo aff. Parodi
* * *
Genova, 18 Dicembre 1939, XVIII.
Carissimi Amico,
Non sono assuefatto a raccontare le mie magagne al prossimo, e
tanto meno ai cari amici come te, e questo per non addolorarti
inutilmente o per farmi poco seriamente compassionare, ma questa
volta devo dirti che sono stato una ventina di giorni ammalato e
convalescente per una brutta bronchite, che fortunatamente ho
potuto vincere ma che mi ha lasciato ancora oggi abbastanza
debole. E devo scriverti questo mio personale pettegolezzo perché,
come immaginerai, sono mortificatissimo di non avere risposto
subito a una lettera come la tua, intendo quella del 19 scorso.
Avrei anche voluto tentare di scriverti qualche cosa su quanto mi
chiedi, ma per fare ciò occorrevano e occorrono contatti che,
appunto per il mio stato di salute, non ho potuto prendere.
La tua lettera suddetta è oggi però assorbita dalla splendente
notizia che mi hai mandata della tua nomina a Podestà. Non
comprendo come tale notizia, così bella per me, abbia messo ben
sei giorni ad arrivarmi, perché essa porta la data del 12 (non
ho potuto decifrare quella del timbro postale). Il fatto è però
che, appena lettala, non ho potuto proprio trattenermi e ti ho
telegrafato la mia grande soddisfazione.
E' una grande fortuna per una città di avere a capo un uomo come
sei tu, del quale non si sa se maggiore merito siano le
innumerevoli doti dell'uomo, del combattente e del cittadino,
oppure l'insuperabile modestia.
Per il bene che io ti voglio, mentre ti rinnovo le mie vivissime
congratulazioni, spero però che non ti butti a capofitto nel
lavoro che un simile incarico comporta, perché se vuoi veramente
portare al tuo paese l'utilità che da te emana, bisogna che tu
pensi prima di tutto a non sopravalutare la tua resistenza
fisica, pur così forte.
Quando avrò un po' più di tempo e avrò il cervello meglio
disposto, mi riservo di scriverti ancora per dirti se e quando
posso venire a salutarti e a parlarti, cosa che sarebbe
certamente un grandissimo reciproco piacere. D'altra parte penso
però che colla carica di Podestà sulle spalle il tuo tempo non
sarà più a tua disposizione come nei due felici sereni
indimenticabili giorni di Silvi.
Con affetto ti abbraccio.
Parodi
* * *
14.VI.XVIII
Amico caro, non tardo un minuto a risponderti. Doppiamente
commosso e per la tua vibrante parola di esaltazione della nostra
Italia, e per la tua generosa, pronta nobile offerta di ospitalità.
Spero e temo che la tua domanda di partire sia accettata, ma non
credo riuscirai. A mio figlio (n. 2) alpino del 901 hanno
risposto che in questa guerra non si accettano volontari (l'altro
figlio n. 1, pilota è già stato 2 volte su Tolone).
Anche questa volta poi devo declinare il piacere di godermi la
tua casa di Silvi, soggiorno ideale. Io devo rimanere qui per i
miei affari che prevedo di restare solo a dirigere perché anche
l'altro figlio, il mio direttore e qualche impiegato andranno.
Mia moglie non si sogna neanche di allontanarsi da me. Ordine di
sfollamento non può venire per Genova. Non mi resta che
ringraziarti profondamente.
Gli allarmi si susseguono abbastanza spesso e le sparatorie pure.
Siamo ormai allenati e ci pare di dare così il nostro tributo
morale a chi rischia la vita.
tuo sempre più affezionato
Parodi
* * *
Genova 28/6/1940. XVIII
Carissimo amico,
da diversi giorni ho davanti a me la elettrizzante lettera del 21
corr., ed è ormai tempo che ti ringrazi sotto tutti gli aspetti
di quanto mi hai scritto.
Mi spiace molto che tu sia costretto a rinunziare alla tua
partecipazione attiva alla guerra seguendo le tue tradizioni ed
il tuo entusiasmo. Sotto un punto di vista, la tua rinunzia è
anch'essa però prova di dedizione ed affetto alla Patria.
Ti ringrazio anche di quanto dici per mio figlio.
Disgraziatamente la sorte, questa volta, non lo ha favorito,
perché dopo tre bombardamenti compiuti su Tolone, l'apparecchio
lo ha tradito ed ha dovuto atterrare a Nizza avendo invano
tentato di raggiungere l'Italia. E' stato fatto prigioniero. Sta
bene: solo una lieve scottatura, probabilmente nell'incendiare
l'apparecchio ed ora, dopo la firma dell'armistizio lo aspettiamo
fra noi tra una settimana circa.
Purtroppo, non ho occasione di andare a Roma, prossimamente: se
fosse altro momento ti direi che ci vado a posta per incontrarci,
ma adesso questo mi riesce un po' difficile anche per i treni
perché attualmente da quì a Roma di treni attuali non ve n'è
che uno e chissà come sarà affollato.
Ad ogni modo, se puoi dirmi con precisione quando vai, non
escludo di poterci venire malgrado tutto.
Arrivederci caro Umberto, è veramente una gioia di averti per
amico.
aff.mo Parodi
P.S.
Mi fai il piacere di dirmi dove posso ordinare della carta da
lettere uguale alla tua. Sarei molto contento di usarla anch'io.
* * *
Genova, 9 Luglio 1940 XVIII
Carissimo Amico,
ho ricevuto la tua del 2. Ho atteso qualche giorno più del
necessario per risponderti. Sono stato piuttosto frenetico per
mio figlio il quale soltanto da tre giorni è arrivato a Genova e
ricoverato d'urgenza in una Clinica. Ciò che à passato dal 15
Giugno, giorno del gran bombardamento a Tolone e del suo
ferimento non è possibile a descriversi in una lettera. Ne farò
argomento di racconto a voce quando potremo incontrarci.
Egli sta adesso soffrendo non tanto per le ferite, credo, quanto
per la tremenda impressione che certamente agita ancora il suo
spirito dopo quanto gli è accaduto. Dico credo perché dal suo
stoicismo è difficile sapere qualche cosa anche se chi la
domanda è un padre che lo adora... Comprendo benissimo il tuo
stato d'animo e la specie di mortificazione che l'attuale tua
posizione t'impone. Ma quando si à la coscienza che ài tu
bisogna sapere anche soffrire quelle rinunzie che altri
pagherebbero ingenti somme per non fare. Bisogna dunque che tu
non ti lasci troppo impressionare se non puoi seguire come
vorresti il tuo temperamento e il tuo desiderio di rischiare la
vita per la Patria. Non bisogna mai forzare il destino.
Sotto ad un certo punto di vista ritengo e forse anche tu lo
pensi che tu sei all'Italia più utile nel tuo posto attuale che
sul campo di battaglia.
Ti ringrazio per tutto ciò che tu dici per mio figlio il quale
sarà fiero di leggerlo non appena sarà in grado di farlo. Ti
rassicuro però che la sua preziosissima vita non è in pericolo.
Egli à una lieve ferita ad una gamba e un braccio spezzato ma
anche quest'ultima è una ferita che non da preoccupazione per la
sua guarigione.
Ti raccomando di avvertirmi se e quando ti muoverai. Io mantengo
sempre vivissimo il desiderio di rivederti e a vittoria avvenuta
credo che finirò col venire a trovarti davvero.
Ti ringrazio molto dell'indirizzo per la carta.
aff.mo Parodi
* * *
Genova, 29 Agosto 1940 XVIII
Carissimo amico,
hai ragione, è troppo tempo che non ti scrivo pur avendo pensato
molte volte a te durante questo tempo. Ma veramente sono stato a
dismisura occupato per il succedersi di ferie che disorganizzano
il mio lavoro, come del resto succede in tutte le Aziende. Devo
subito aggiungere però che io sono ben lieto che tutti i miei
collaboratori, a cominciare dai miei figli, le ferie se le
prendano e se le godano, essendo questo per me maggior piacere
che se godessi io stesso.
Abbiamo avuto in questi giorni i raduni, parate e movimenti dei
baldi legionari del Littorio e ti assicuro che era uno spettacolo
che dava i brividi vedere tanta giovinezza nel fulgore della sua
potenza e del suo entusiasmo.
Mio figlio Giorgio va lentamente guarendo; ma finora ha tutta la
parte, braccia e spalla, ingessata. L'altra ferita alla gamba è
guarita. Il complesso del suo stato è ottimo. Si trova in
montagna per non soffrire troppo il caldo e per sottrarsi anche
alle troppe numerose visite che lo affaticavano molto. Ti mando
la rivista "Motociclismo" che contiene un articolo
veramente trionfale per lui e che descrive il suo temperamento e
la sua condotta nella vita, in modo scultoreo. Certo lo leggerai
volentieri, anche per il bene che mi vuoi.
Immagino quanto tu avrai saputo fare per la tua Teramo e credo la
città ascriverà a fortuna di avere a capo un uomo del tuo
dinamismo e della tua volontà. Ti auguro tutte le soddisfazioni
che meriti, anche se non posso parlare di riconoscenza, perché
questa è ormai diventata sempre più difficile e guai a chi ci
fa assegnamento.
E' proprio un peccato che non abbiamo occasione mai
d'incontrarci, e che in questi tempi il viaggiare sia così
difficile. Ci vuole pazienza: frattanto noi arriveremo ben presto
alla trionfale vittoria finale e allora tutto ritornerà nella
pace della normalità della vita e anche dei viaggi, per modo che
spero potrò finalmente venirti a trovare e stare un po' con te.
tuo aff.mo
Parodi
* * *
9/9/XVIII
Amico caro, poco prima di lasciare Genova ho ricevuto il tuo
vibrante scritto, che ho letto riletto e rileggo con commozione.
Fra i tanti tuoi meriti hai anche quello di saper trovare le
parole adatte ad esprimere a perfezione le tue sensazioni.
Mio figlio Giorgio per raggiungere la guarnigione ne avrà ancora
per tre mesi. E' quindi escluso che egli possa ancora partecipare
alla guerra, dacché essa sarà senza dubbio finita prima e colla
nostra sfolgorante vittoria.
Tu non devi rammaricarti tanto di non poter combattere in armi.
Ho sentito che tutti i gerarchi che vi erano riusciti sono stati
di imperio rinviati al loro posto di lotta per l'ordine la
ubbidienza e la disciplina del popolo. Se non ci foste voi a
dirigere che ne sarebbe mai di questo meraviglioso nostro popolo
ma così indisciplinato, così poco tedesco per usare la tua
tipica lineare espressione?
Se la tua opera passiva di combattente ti costa sacrificio, tanto
maggiore il tuo merito.
Sono qui [Acqui Terme] per una diecina di giorni per cura
preventiva a malanni di vecchiaia, ma più di tutto per riposarmi
un poco, ho avuto un lavoro duro in questi ultimi mesi.
Con indescrivibile soddisfazione leggo i nostri comunicati di
guerra.
Viva Mussolini!
tuo aff.
Parodi
* * *
Genova, 4 Dicembre 1940, XIX
Amico carissimo,
ho ricevuto da qualche giorno l'opuscolo del Sacerdote De
Martinis nel quale la tua nobile figura viene messa così
splendidamente in evidenza.
Ti ho già detto altre volte che io sono felice tutte le volte
che tu mi metti in grado di constatare la tua esaltazione per
opera di terze persone e quindi non posso che ringraziarti
vivamente della gioia che mi hai procurato anche col mandarmi
questa pubblicazione.
Essa è anche più simpatica e più importante perché accoppia
così bene il sentimento patriottico con quello religioso,
formando in tal modo la base incrollabile dell'attuale ordine di
cose e del Fascismo che ne è stato il creatore e che ne è
l'animatore.
Mio caro amico, io spero che nella grande opera a cui tu ti stai
dedicando, tu possa raccogliere le soddisfazioni personali che
dovrebbero di diritto spettarti, ma anche se ciò non fosse, io
conosco abbastanza il tuo carattere per sapere che a te basterà
di avere compiuto il tuo dovere sotto tutti gli aspetti, senza
aspettare né elogi né ringraziamenti da chichessia.
Viva Mussolini!
Parodi
* * *
Caro Amico. In questa occasione non poteva naturalmente mancare
la tua parola di fede e di certezza. Ti ringrazio di cuore.
Noi stiamo tutti bene e a dire il vero poca impressione abbiamo
avuta da questa selvaggia azione.
Però l'animo è esacerbato e la sete di vendetta e di castigo è
imperiosa.
Per questo le tue profetiche virili parole sono un balsamo ed una
gioia che va diritta al cuore.
Anch'io conto di scriverti la prossima volta con animo
rinfrancato dai successi dei nostri valorosi combattimenti,
successi che devono verificarsi e che faranno presto a darci la
gioia della Vittoria.
Intanto le autorità stanno provvedendo ad evitare che Genova
possa trovarsi un'altra volta indifesa.
In alto i cuori
tuo aff.mo
Parodi
* * *
Genova, 20 Febbraio 1941, XIX
Carissimo amico,
devi scusarmi se rispondo soltanto oggi al tuo fremente scritto.
E' andata così, che avendolo portato a casa perché la mia
famiglia la leggesse e si facesse un'idea esatta del tuo grande
cuore e del tuo altrettanto grande patriottismo, esso è andato a
finire con altre carte e, soltanto ieri, lo ho rintracciato.
Noi stiamo tutti bene ed anche i miei numerosi parenti sono
incolumi, tanto di salute quanto di beni.
E' stata una nuova prova, veramente un po' dura, ma che non può
scuotere i nostri nervi e tanto meno la nostra sicurezza nella
vittoria.
Sono molto lieto degli apprezzamenti che tu fai sul momento
attuale e ho anch'io la convinzione, anche se basata forse sul
vivo desiderio, che le cose abbiano molto presto a cambiare
radicalmente, anche per ciò che si riferisce ai risultati del
valore straordinario dei nostri soldati di cui essi danno
giornalmente prova.
E speriamo dunque che presto arrivi il giorno della nostra
incomprimibile gioia.
tuo affezionatissimo
Parodi
* * *
Genova, 2 Giugno 1941 XIX
Amico carissimo
ho tardato anche troppo a risponderti ed a ringraziarti. Le
informazioni che mi hai mandato sono un documento molto
interessante e molto importante per mio figlio, e questo posso
dire ora perché ieri ho potuto incontrarlo in una sua visita in
licenza, e me ne ha parlato. Anch'egli ti ringrazia e mi dice
quanto è stata felice l'idea di ricorrere a te perché
difficilmente particolari così importanti e così delicati si
sarebbero potuti trovare altrimenti.
La sua mano continua a migliorare ma finora è tutt'altro che
guarita. Con tutto ciò è suoi tiri con gli Stukas hanno già
raggiunto una esattezza tale da poter essere confrontati coi
migliori altri piloti.
Sono d'accordo con l'ultimo periodo del tuo scritto sul popolo
tedesco, ciò che non è nuovo, e sull'esito della guerra che io
spero si concluda anche prima di quanto generalmente si prevede.
Ho tanta voglia di rivederti ma ormai io viaggio molto poco,
forse anche un po' per i tempi difficili, e per i disagi a cui i
viaggi sono collegati.
E' un desiderio però che, prima o dopo, dovrò soddisfare.
tuo affezionato
Parodi
* * *
Genova, 25 Luglio 1942, XX.
Caro Amico,
Sì, è un tempo lungo da che non ci scriviamo. Ho pensato a te
molte volte, come vi penserò sempre, perché l'affetto e la
riconoscenza che mi legano a te non possono essere diminuiti da
un silenzio epistolare più o meno lungo.
Infatti hai ragione: nessuna nuova, buona nuova. Questo in via
relativa, perché io chiamo buona nuova che mio figlio Giorgio
abbia potuto salvare la sua vita in un altro incidente guerresco.
Questa volta si tratta di un motore che è scoppiato su un
trimotore da lui pilotato mentre stava partendo per la Marmarica.
Egli è stato investito da una scheggia al viso, che gli ha
portato via netto l'occhio sinistro e lo ha ferito abbastanza
seriamente al viso, con perdita anche di due denti. Come vedi, ce
n'era tanto da mandarlo al mondo di là. Invece, dopo una serie
di peripezie, egli è ora qui con sua moglie e il suo bambino,
con un occhio di meno ma in piena salute perché guarito della
cicatrice al viso abbastanza bene. Questo suo riposo, suffragato
da una licenza di tre mesi, lo mette anche in grado di rimettersi
in forse, avendo perduto nell'incidente molto sangue.
Anche in quest'ultima occasione egli ha dato prova del suo
ardimento, collegato a sangue freddo eccezionale, perché
malgrado fosse ferito seriamente ha dato indicazioni sufficienti
al suo secondo pilota per andare a rintracciare tre suoi compagni
che erano sperduti nel deserto, e che hanno potuto così essere
salvati.
Come vedi, ti ho parlato di lui abbastanza, ma è questo uno
sfogo che fa bene al mio cuore di padre e alla mia fierezza di
avere nella mia famiglia un combattente della sua forza.
Sì, sono anch'io del parere che i giorni per i nostri nemici
siano contati. Aspetto con ansia lo sviluppo della nostra marcia
in Egitto, che certamente niente e nessuno potrà arrestare.
Non parliamo poi delle altre posizioni, dove dappertutto ci
troviamo in condizioni più che favorevoli.
So benissimo che tu avresti desiderato di essere in questi
momenti a combattere, continuando le tue tradizioni. Però anche
il lavoro che stai facendo adesso è necessario alla vita della
Nazione, ed è una fortuna che ad esso possano essere adibiti
uomini come te.
Appena la vittoria sarà conseguita dovrò venire e verrò a
rivederti.
aff.
Parodi
* * *
26.X.XX
Amico caro, avrei potuto prevenire la tua ansia, conseguenza
logica del bene che ci vogliamo. E mi spiace non averlo fatto.
Anche questa volta, anzi queste due volte nessun danno a persone
o a cose, né alla mia famiglia né ai miei numerosi parenti. Il
sentimento che suscitano queste barbare azioni non è certo di
abbattimento, bensì di collera di odio e di castigo. E
l'avranno!
Non ci vediamo mai, mio caro carissimo amico, quanto desidero
rivederti, lo devi sentire, per ora mi contento di scrivertelo.
Chissà che colossale lavoro avrai!
Ciao amico.
Parodi
* * *
2.XI.XX
Carissimo Amico, anch'io ringrazio te per la pronta risposta.
Giorgio entra domani all'Istituto Mutilati del Viso di Milano per
tentare con una seconda operazione di far sparire le sue
cicatrici. Poi credo anderà a Mantova per farsi una terza volta
operare al braccio nella speranza di poter acquistare la piena
articolazione della mano. Conciato come è penso che non sarà più
combattente. Infatti si era presentato in questi giorni
all'Aeroporto di Aviano, donde però lo hanno mandato...
all'Ospedale...
Io ho l'orgoglio di avere anche diversi nipoti che si battono per
la Patria, mi pare sei. Uno di loro si è immolato in Settembre
in Marmarica, med. d'argento sul campo! Questi sono i nostri
gloriosi sacrifici ma la gloria è più forte del dolore.
Anch'io sono e sarò orgoglioso di avere te come grande amico
Parodi
* * *
Genova, 8.1.1943/XXI
Carissimo Amico,
ho ricevuto regolarmente il tuo scritto del 26 Dicembre u.s., che
ho letto col solito fremito di entusiasmo, nel vedere quanto tu
stai facendo per gli sfollati, e specialmente per quelli
provenienti dalla nostra martoriata città.
Naturalmente, la riconoscenza che hai avuto, e della quale non ti
hanno fatto mistero, sarà stata il miglior compagno. Del resto,
per noi uomini di fede, il bene non si fa per la gratitudine, ma
principalmente per la soddisfazione del nostro animo.
Anch'io voglio ringraziarti di quello che hai fatto, e
specialmente per i genovesi.
Ieri poi mi è giunto il "Giornale d'Italia" che tu mi
hai spedito. Teramo si deve essere ben distinta, se un giornale
di tale forza ha potuto dedicare tanto spazio alle Vostre
benemerenze. Ma l'invio del giornale ha avuto anche un'altra
ripercussione sul mio animo, ed è che io che ti sono da tanti
anni amico, non credo di poter lasciar passare questa occasione
senza portare il mio modesto contributo alle tante opere
assistenziali che tu stai curando con cuore magnanimo.
E' per questo che ti mano le unite Lire 2.000.=, e per
facilitartene la destinazione, precisamente in seguito a quanto
ho letto in tale articolo, esprimerei il desiderio che 1000 Lire
tu le volessi dare alla tua Casa della Madre e del Bambino,
lasciandoti libero, per le altre 1000, di darle alla stessa
Istituzione, od impiegarle per l'aiuto di sfollati o ad altri che
tu sapessi essere maggiormente bisognosi.
A proposito poi di questa occasione di cui profitto, ti prego di
ricordarti di me senza timore, se ti capita di potermi far
concorrere a qualche opera buona. Questo è il modo di provare
veramente la profonda amicizia che ci lega, e deploro soltanto di
non aver potuto mai prima d'ora dimostrartela anche in questo
modo.
Sono quindi certo che mi porgerai l'occasione di rimediare al
passato, perché quanto ti scrivo ora risponde alla mia intima
convinzione, ed al mio sincero desiderio.
Ti abbraccio affettuosamente.
Parodi
* * *
19-1-XXI
Mio caro Amico,
Scusa se non ti ho risposto subito. Sono stato in giro ed ho
letta la tua bellissima commovente lettera con grande ritardo.
Ti lascio piena facoltà di disporre della cifra come credi. Ti
ammiro per quanto fai. Se un grande Italiano.
Con vivo affetto.
Parodi
* * *
S.M. 8-5-XXI
Caro Amico, scusa se solo oggi ti mando le mie più vive grazie
per le tue nobilissime parole a proposito della medaglia a mio
figlio. Anche lui mi ha pregato di dirti la sua gratitudine. Fra
giorni ti manderò una Rivista "Motociclismo" ove
potrai leggere la apologia della sua vita eroica.
L'odierno Bollettino non fiacca né il mio coraggio né la mia
certezza. Aspettiamo con immutata fede!
aff. tuo
Parodi
* * *
Santa Margherita, 16/6 43 XXI
AMICO CARISSIMO
E' tempo che risponda alla tua mirabile lettera che tante volte
ho riletto. Solo un'anima forte, una versa tempra di grande
italiano può scrivere così! Ti ringrazio anche a nome di mio
figlio che legge le tue lettere collo stesso mio entusiasmo. Lo
ho accompagnato il 10 corr. alla solenne cerimonia per la
consegna del distintivo di Mutilato, e puoi immaginare i miei
brividi di commozione e di fierezza.
Colle sue due mutilazioni, la commissione militare lo aveva
proposto l'altro giorno a Torino per l'esonero che egli ha
sdegnosamente rifiutato, affermando e insistendo che egli anche
così e anche senza volare poteva ancora servire la Patria. Gli
hanno dato allora due mesi di licenza e certo dopo lo
assegneranno a qualche Aerodromo.
Comprendo la tua nobile e maschia nostalgia del fronte, però a
te incombono obblighi altrettanto gravi e seri, ed è appunto per
questo che la tua missione attuale nella vita della nazione è
ancora più meritoria, e benemerita.
Passiamo momenti eroici, e, sorretti dalla certezza del nostro
trionfo finale, guardiamo impavidi l'avvenire della nostra Patria
la quale saprà spazzare e sprezzare ogni tentativo di scalfire
il nostro spirito.
Mio carissimo, quale piacere poter in questi momenti poter
scambiare le proprie idee impressioni e sentimenti con un'altro sé
stesso, come tu sei per me!
Ora e sempre, Viva l'Italia
Parodi
* * *
SANTA M.M. 16/8 43
Mio caro Amico
In questi duri momenti, scambiare idee, pensieri, impressioni,
speranze con persone care colle quali si ha comune il sentimento
e la convinzione, è un vero sollievo, una felicità. Ecco perché
ti ringrazio commosso per la tua forte vibrante lettera che mi va
al cuore, perché è l'eco della mia anima addolorata, ma non
doma.
Ed ecco perché ti rispondo appena la ho ricevuta, obbedendo ad
un imperioso bisogno dell'animo assetato di parlare con uno che
pensa e crede e spera al pari di me!
E' giusto, è sereno il tuo giudizio sulle vicende politiche, il
dolore però e la delusione che io ed i miei figli abbiamo
provato è indescrivibile. La parola del RE pronta energica,
dinamica, ha tracciata la nuova via, e fu una grande fortuna, così
tutti sanno il loro dovere ed in noi non esiste titubanza. Questo
non esclude però il grave colpo a ciò che costituiva una grande
idealità, ed uno scossone al carattere degli italiani. Io ne
sono ancora tutto sconvolto ma questo passerà perché ormai
passa in ultima linea di fronte alla salvezza della Patria.
L'analogia coll'infausto Caporetto io la ho sempre dinanzi a me,
e la vado predicando a tutte le mie conoscenze, alle quali non
par vero di predire disastri e catastrofi, o disfattisti di
pensare al peggio. Le mie apprensioni, i miei dubbi me li tengo
nella strozza, ed in presenza mia non ammetto funebri previsioni.
Ed il conforto mio, l'unico, è che parlando di questo grandioso
argomento è che la mia certezza nella Vittoria finisce davvero
col prevalere, proprio come tu dici, perché non è possibile che
gli italiani non siano anche questa volta degni della loro
storia.
Ora meglio che mai, ricordo la tua famosissima lettera scritta al
ritorno dalla Germania. La disciplina tedesca a nostro esempio!!
Mio figlio Giorgio ha ottenuto di rientrare nella sua adorata
Arma come combattente, e si trova ora addetto al Comando di una
squadra aerea dove compie numerose missioni, non però volando,
bensì in treno, ed in motocicletta avendone fatta mandare una
dal nostro stabilimento di Mandello che gli è, come puoi
immaginare, utilissima.
Ora che ho scritto a te, mi sento soddisfatto, e ti ringrazio di
avermi data questa serena patriottica soddisfazione.
Possiamo ben dire noi due: In alto i cuori!
tuo affezionato
Parodi
* * *
13.XI.XXI
Amico caro, grazie del tuo scritto con rinnovata offerta
ospitale. Mia moglie si è trasferita a Santa Margherita ed io
sto con lei più che posso. Siamo quindi a posto.
Condivido quanto tu pensi e dici, questi sono episodi, la
Vittoria non ci sfuggirà!
Dal profondo del cuore ti ringrazio. Ti abbraccio
Parodi
* * *
S. M.ta 20/XII/XXI
Caro Amico
Grazie del tuo ricordo. Io sto bene e vivo in ansiosa ma fidente
attesa delle notizie di guerra. Non ricordo se ti ho ringraziato
della offertami ospitalità. Sei sempre così nobile e generoso.
Credo che da qui non mi muovo, solo vado a Genova di tanto in
tanto. Conservami, sempre, la tua cara preziosa amicizia. Appena
vinta la guerra vengo a trovarti. Che gioia!
Parodi
mitt.
Em. Parodi
S.ta Margherita L.
Via Milite Ignoto 6
* * *
Moto Guzzi - Mandello Lario 12/7/45
Caro Amico
ricevo Sua 20/5 indirizzata a Papà.
Sono contento delle Sue notizie buone, ma devo darle quella assai
triste della scomparsa di Papà, avvenuta il 13 Aprile 1945.
Lei che aveva per lui tanto sincero affetto comprenderà il vuoto
che egli ha lasciato fra noi.
Sia fatta la volontà di Dio che non ha voluto che Papà vivesse
oltre la sua ora.
Mi creda
aff.
Giorgio Parodi
* * *
Mandello 16/8/45
Carissimo Amico
ho ricevuto la Sua lettera e Le sono molto grato dell'alto e
nobile pensiero che Lei rivolge alla memoria del mio caro Papà.
A nome di tutti i miei cari, specialmente di mia madre, La
ringrazio dal più profondo del cuore.
La sua scomparsa è stata per tutti noi un colpo durissimo, ma i
successivi avvenimenti ci hanno fatto piegare pensosi la fronte
di fronte alla suprema volontà di Dio.
Grazie ancora caro Amico e mi creda il Suo aff.mo
Giorgio Parodi
* * *
14/X [1945?]
Gent.mo Sign. Adamoli
Grazie delle sue due lettere e del suo cortese continuo
interessamento.
Le ritorno lettere dell'avv. Nanni.
Spero non dovremo più disturbare Lei.
Grazie ancora, e la prego gradire i miei saluti migliori.
Giorgio Parodi
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