Umberto Adamoli
Nel turbinio d'una tempesta
(dalle pagine del mio diario. 1943-1944)



Nei funzionari

[57] Dopo lo scompiglio che seguiva alla data dell'otto settembre, a mano a mano la città si ricomponeva, riprendeva la sua attività, il suo aspetto normale. Gli uffici, gli istituti, i negozi, le scuole tornavano alle loro regolari funzioni. Vivevano, ormai, i più nella serena fiducia che Teramo non sarebbe stata bombardata.
Il comune, centro propulsore di molte attività, che non aveva mai cessato dai complessi importanti suoi servizi, pareva che regolasse tutta la vita cittadina.
Tutti i funzionari, in verità, superato il primo momento di incertezza, continuavano a compiere con zelo i loro doveri, come li compiva il segretario capo dott. Pasquale Balducci. Nei contrasti che, nei momenti di maggiore pericolo, si determinavano nel suo animo, lo spirito riusciva a dominare la materia.
Vi continuava a parlare con i suoi numeri il ragioniere capo Dino Cipolloni, anche se mal tollerava il fragore minaccioso degli apparecchi alleati, nelle loro frequenti visite a Teramo. Così il rag. Ubaldo Mariani, nel delicato ed importante servizio del razionamento; così Gino Di Francesco, nei suoi molteplici incarichi, l'economo Berardo Barbetta, I' archivista Antonino De Federicis, l'ufficiale di stato civile Arnaldo Campanella, bene coadiuvato, per porre in salvo i registri e gli altri importanti atti, con opportuni spostamenti dall' altro funzionario Armando Cameli.
[58] Rendeva encomiabili servizi, con i suoi militi, nella polizia urbana, pur nei momenti più turbinosi ed oscuri, il Comandante Berardo Parmegiani. Non da meno appariva, nella sua attività, I' ufficio tecnico, diretto dall'ingegnere Aldo Boldrini, l'opera del quale risultava davvero preziosa, specialmente nello studio e nella costruzione dei ricoveri antiaerei, bene coadiuvato dal geometra Filippo Lucchese.
Anche nell'ordine dei medici e dei veterinari, dipendenti comunali, vi predominava comprensione, fermezza, zelo. Il dottor Giacinto Rossi, in continuo contatto con me, con la cooperazione del collega Nicola Albini, riusciva abilmente a salvare, dalla requisizione e dalla distruzione, il moderno e costoso materiale del modernissimo macello.
Riusciva a tenere lodevolmente il suo posto, nonostante le molte difficoltà e le molte altrui esigenze, I' ufficiale sanitario dott. Berardo Cancrini.
Non va neppure dimenticata I' utile prestazione del rag. Remo Scàccione, e quella dei salariati e degli uscieri tutti; tra i quali Guido Napolitani e Raffaele D' Agostino, che rimanevano al loro posto, senza scomporsi, come soldati in sentinella.
Mancava, in un certo momento, al servizio comunale, il Dott. Adolfo De Marco, ritiratosi, per malattia, a Tossicia. Chiamato, dopo la usufruita licenza, alla visita medica, per completare, come dalle disposizioni in vigore, la sua domanda di collocamento in aspettativa per ragioni di salute, era arrestato nell' ufficio del medico provinciale, per motivi politici.
Non sarebbe ciò accaduto se lo stesso medico si fosse recato per la visita di sua competenza, come era desiderio del Comune, espresso anche per iscritto, a Tossicia.
[59] Si deve escludere che la presenza del De Marco fosse stata telefonata, come dopo si diceva, agli organi di polizia, dal dott. Balducci. Poteva questi non godere molte simpatie, ciò nonostante non lo si riteneva capace di un atto così sleale, diretto, per giunta, a danno di un funzionario del comune.
Con il dott. De Marco era pure arrestato, per intesa con i ribelli, l'avvocato Francesco Franchi, direttore della Previdenza sociale.
L' uno e l'altro erano condotti, con ingiustificato duro provvedimento, a soffrire in un carcere dell' Alta Italia.
Ne rimanevo molto addolorato, sia per i rapporti di stima e di amicizia, che mi legavano ai due arrestati, sia per non aver potuto fare nulla in loro favore, essendo giunto il provvedimento a mia conoscenza a fatto compiuto.

Anche la Prefettura, parlando di uffici con i quali s'avevano diretti rapporti di servizio, sapeva rispondere, sin dall' inizio dell'eccezionale periodo, alla sua missione. Anche là, come nel comune, ognuno rimaneva al proprio posto, vicino al proprio capo, per affrontare e superare, nel miglior modo, la tragica ora.
E' vero che i Tedeschi si rivolgevano al comune, ritenendolo uguale, nelle funzioni e nelle attribuzioni, a quello germanico; ma non risparmiavano neppure la Prefettura. Rimanevano pur sempre ad essa, in quelle torbide vicende, gli altri importanti compiti di carattere provinciale.
[60] In nessuno di quei funzionari erano mai venuto meno quelle qualità, quel buon umore, quel fervore, che avevano costituito la loro caratteristica. Non nel vice Prefetto dott. Giuseppe Labisi, sempre presente, con l'arguto spirito siciliano, nel suo ufficio, in lotta con i decreti, che si susseguivano senza sosta, con le circolari, con le tante leggi, per il disbrigo delle ordinarie e delle straordinarie pratiche affidate al suo esame, alla sua particolare competenza. Non nel vice Prefetto ispettore dott. Gioacchino Rigucci, specie nella sua qualità di capo ufficio provinciale sfollati. Compassato, sempre raccolto e serio il dott. Carlo Capasso nella non facile carica di capo gabinetto, che assolveva, nella successione dei Prefetti, in mezzo alla tempesta, nel modo più encomiabile. Sempre bravo, nelle molte attività, il dott. Giulio Scaramucci, il consigliere intelligente, colto e sagace delle ore difficili. Sempre simpatico nella sua parlata e nel suo spirito napoletano, sempre ricco, sempre fecondo di operosità e di buon senso, il dott. Ettore De Rosa.
Così tutti gli altri, dai subalterni, dai funzionari di ragioneria e d'archivio, di cui era capo il solerte signor Otello Mengone, a quelli delle diverse sezioni, ciò che costituiva davvero un vanto per la Prefettura di Teramo.
E' doveroso accennare anche all'opera svolta dal Consiglio delle Corporazioni, diretto dal dott. Francesco Grue, con la preziosa collaborazione delI' avv. Vincenzo Cameli, e dalla Sezione dell' alimentazione, a capo della quale era il dott. Angelo De Victoris. Si deve principalmente al loro zelo se sul mercato giungevano, nel modo più largo e a prezzi più onesti, in ogni tempo, prodotti di ogni specie.
Le banche, pur nei maggiori. pericoli, rimanevano con gli sportelli aperti.
[61] I funzionari dell' Intendenza di Finanza, con a capo I' ottimo dott. Attilio Raynieri, anch'essi davano prova di fermezza, compiendo meritoria opera, non soltanto a favore dell'erario, ma pure, con solleciti provvedimenti, dei contribuenti, danneggiati dalla guerra.
Aperte rimanevano le scuole, presenti tutti i professori e tutti gli insegnanti, frequentate, con sereno animo, dalla briosa scolaresca.
Contrasti vi erano, nella svolta dolorosa, negli ufficiali, tormentati dalla più penosa alternativa. La storia giudicherà, a suo tempo, la loro condotta. Non si può ad ogni modo, non indicare l'opera svolta nel Distretto, oltre che dal comandante colonnello Vincenzo Marcotullio, dai concittadini t. col. Armando Marini e maggiore Bruno Cioschi: opera italiana di riordinamento e di tutela degli uffici, precedentemente saccheggiati; opera generosa, come quella resa dal Cioschi, nel pagamento dei sussidi a quelle famiglie bisognose, che avevano congiunti richiamati alle armi.
Anche negli Ospedali, su l'esempio del presidente avv. Gioacchino Manetta, si faceva bene il proprio dovere. Tutto Il personale, tra cui i professori Attilio Cerminati, Giuseppe Lonero e Ignazio Passanisi, rimaneva in piena attività, per continuare ad allievare le umane sofferenze.
Opera meritoria compiva, unitamente ai tecnici dell' Azienda statale, per la riattivazione delle strade danneggiate, il nostro benemerito Genio Civile.
[62] Tali lavori potevano interessare le truppe tedesche, nei loro movimenti; ma interessavano più ancora i nostri autoveicoli, i quali, condotti da forti autisti, fornivano la città e l'intera provincia, abbondantemente, di prodotti di ogni specie, che andavano a prelevare nelle industrie, nei magazzini, negli empori del settentrione.
Alla manutenzione delle proprie strade provvedeva, pure lodevolmente, con gli ottimi tecnici, tra cui il solerte ing. Antonio De Vico, la provincia. Quella provincia, che anch'essa si manteneva, con i molti enti e i molti uffici, in continua benefica attività.

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