(segue) Restituire Caporetto
(24 ottobre 1918)
[Inizio scritto]

      Visioni indimenticabili! Ecco il Podgora spelato il Sabotino lugubre il San Michele bianco di ossa. Gorizia bella nella pianura verde e luminosa e i cimiteri continui lungo l'Isonzo. Poi il Sei Busi e il bastione pauroso di Seltz. L'altipiano di Doberdò. Il Vallone. Quota 144 col suo cimitero tormentato.
      Io chiedo a coloro che ci sono stati e che evocando i nomi del deserto di pietra devono sentire la mia stessa emozione: «Non vi pare che la parte più intima di noi stessi sia rimasta oltre Isonzo?» Sì perché là sono rimasti i nostri. L'immagine di quei luoghi è così netta nel mio spirito che io saprei riconoscere le pietre ad una ad una. Dormono là i soldati dei reggimenti magnifici che puntavano su Trieste.
      Due anni di battaglie due anni di vittorie e di gloria! Quando pareva che si dovesse intraprendere l'ultima tappa ecco annullato in poche ore tutto ciò ch'era costato infinito sangue infinito sacrificio.
      Eravamo alle porte di Trieste gli austriaci giunsero alle porte di Venezia... Non sono passati. Non passeranno più. Ma sono ancora sul Piave. Caporetto è vendicato soltanto a metà. Bisogna compiere l'ultimo sforzo. Difendersi non basta. Non si può attendere la pace sul Piave. Chi può ci dia i mezzi per osare. Per attaccare. Per ripagare gli austriaci. Per restituir loro Caporetto ma in proporzioni ancora più rovinose. La parola d'ordine di questo primo anniversario eccola: restituire Caporetto al nemico!
      Un anno fa Carlo e Guglielmo s'illusero di mettere fuori di combattimento l'Italia. Non ci riuscirono malgrado il colpo tremendo. L'Italia è in piedi ed ha il coraggio di ricordare di notomizzare la sua disfatta mentre si accinge a saldare i conti con l'Austria-Ungheria.
      Date in questo momento date presto una Caporetto agli Absburgo. Noi ci siamo ripresi perché siamo un popolo che ha un passato ed avrà un avvenire; ma con una quarta Caporetto la vecchia monarchia senza popolo non si rialzerà più.

(segue...)