(segue) Il venticinquennio del Regno di Vittorio Emanuele III
(6 giugno 1925)
[Inizio scritto]
Il Sovrano che intendiamo di
onorare e di servire ha retto i destini della Nazione in uno dei
periodi più importanti e più tormentosi della nostra
storia. Si potrebbe dividere questo periodo in tre tempi: dal 1900 al
1910, la Monarchia non osteggia, ma accoglie il primo movimento delle
classi lavoratrici che, essendo vissute in condizioni ingrate, si
affacciavano per la prima volta alla vita ed alla storia. Più
importante è il secondo periodo, perché è il
periodo della guerra e dell'intervento. Il Re silenzioso e saggio, ma
sensibile, profondo conoscitore della nostra storia e non meno
profondo conoscitore dei bisogni e dei sentimenti del popolo, avverte
che non si poteva frenare il moto interventista che dilagava nelle
piazze, sente che questo moto rispondeva a un bisogno incoercibile
della nostra razza, lo accoglie, gli dà il suo sigillo, e
snuda la spada. Crede nella guerra, e fa la guerra, fante tra i
fanti; vi crede anche quando, in un periodo di incertezza, molti
dubitavano, ma Lui, a Peschiera, non dubitò.
Certo vivrà nei secoli la
bellezza e la santità della guerra vissuta dal Sovrano. In
questo secondo decennio, il Re è il custode della Vittoria,
così come nel 1915 egli sente che la guerra ha creato delle
nuove generazioni, delle passioni, dei bisogni, dei sentimenti, tutto
un ideale della vita diverso dall'ideale dell'anteguerra, sente che
l'Italia di oggi, la nostra Italia, l'Italia delle nostre generazioni
è assetata di gloria e di potenza. Noi sentiamo che se domani
nuovamente Una grande ora suonasse, il Re saggio, il Re vittorioso si
rimetterebbe alla testa dei reggimenti e delle legioni. Noi sentiamo
che il Re saggio, che il Re vittorioso è sempre presente
all'anima del suo popolo. Intendiamo oggi di onorarlo con questa
solenne celebrazione, in quest'assemblea che diventa sempre più
degna. Intendiamo di servirlo con tutte le nostre forze, con tutte le
nostre energie, con la vita e, se occorre, anche col sacrificio
supremo. Innalziamo a Lui il triplice grido di: Viva il Re!
(segue...)
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