(segue) Alle popolazioni della Sicilia
(10-20 agosto 1937)
[Inizio scritto]

      Termina il suo discorso col Saluto al Re.


      Da Messina a Catania, il viaggio si compie tra continue dimostrazioni di popolo. L'isola del fuoco arde di passione e di entusiasmo. Alle 14 del giorno 11, con un'ora di anticipo sul programma, il Duce è a Catania, mentre ancora fervono le operazioni di ammassamento della cittadinanza. L'anticipo accresce, raddoppia la gioia del popolo che accompagna l'automobile fino alla Prefettura e immediatamente vi pone un assedio di amore. Ricevute le autorità, compiute le visite in programma, il Duce si reca al Palazzo della Federazione dei Fasci nella Piazza del Duomo e dal balcone rivolge un discorso alla folla. Eccone il riassunto ufficiale:

      Il Duce inizia il suo discorso rivolgendo al popolo di Catania un caldo saluto e rileva che la giornata odierna conferma l'ardente fede fascista del popolo siciliano, il quale respinse sempre da sé istintivamente le torbide teorie negatrici della vita e della storia.
      La Rivoluzione delle Camicie Nere ha spezzato per sempre le incrostazioni che intristivano l'anima ardente dei siciliani.
      Egli non intende affatto, come qualcuno vociferava, di creare alti commissari: il tempo dei regimi speciali è finito per sempre: funzionerà il Provveditorato alle opere, munito di mezzi necessari.
      Dopo di aver riaffermato la necessità della preparazione del popolo italiano alla vita militare, perché i popoli che non amano portare le proprie armi finiscono per portare le armi degli altri, il Duce accenna all'attenzione e all'interessamento che le manovre militari e il suo viaggio hanno dovunque concentrato sulla Sicilia, le cui ardenti giornate da Lui vissute costituiscono ancora una riprova che dopo l'Italia sono stati fatti gli Italiani, per i quali non esiste più né nord né sud, termini diventati meri riferimenti di ordine geografico, senza alcun significato nella vita politica italiana.

(segue...)