Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
/ VEGGENTIla Nazione, l'Italia ufficiale, lo Stato Italiano non ha partecipato mai neppure con un atto solo di vita...
« Esiste sui confini d'Italia una città italiana, che si è conservata italiana per un miracolo di energia, di patriottismo e — diciamolo pure — anche di fortuna. Questa città possiede e produce enormi ricchezze; questa città può dare il possesso economico dell'Adriatico e, insieme a un'altra città della riviera e legata alle sue sorti, può dare anche il suo dominio militare; questa città può essere un magnifico strumento di espansione commerciale e politica nei mari di levante; questa città è stata per mezzo secolo la meta delle aspirazioni di tutti gli italiani; il possesso di questa città, per ragioni strategiche, politiche, commerciali e sopratutto morali, è la premessa necessaria perchè l'Italia possa pensare ad ogni e qualsiasi altra impresa di conquista....
« Popolo, nazione. Re, esercito, sono elementi che in Italia coesistono, resistono insieme, ma non sono fusi in un ente solo, unico, attivo nel mondo. L'unità italiana esteriormente è un fatto compiuto. Nella realtà intima dei fatti storici, l'unità d'Italia comincerà appena domani a Trieste, e si compierà nella vittoria. »
Per l'anniversario del supplizio di Oberdan, i nazionalisti organizzarono a Roma una solenne commemorazione del martire triestino.
Oratore era Tomaso Monicelli. Ricordare oggi — egli disse — Guglielmo Oberdan, non è fare una di quelle vuote inutili commemorazioni delle quali usano dilettarsi gli italiani. L'ora nella quale noi viviamo non è dissimile dal tempo nel quale il martire si decise al sacrifizio e lo affrontò con eroica serenità. Noi ricordiamo per avere esempi, ripetiamo i voti col proposito di realizzarli in un prossimo avvenire.
Dopo aver tratteggiato il triste periodo di storia italiana che seguì le delusioni del 1866, il iMonicelli e-vocò la figura del martire. Era — disse — un giovane triestino, figlio di una povera donna slava, e di un ricco signore che lo abbandonò; aveva studiato a Trieste, poi a Vienna al Politecnico; s'era mostrato italiano, uomo
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