Storia della Grande Guerra d'Italia di Isidoro Reggio
IL PRIMO ANNO DI GUERR 4
Il messaggio qui esponeva partitamente la storia e lo stato della nostra conquista dallo Steìvio a Livinallon-go, precisando località e date. Quindi proseguiva :
« Queste sono le nostre notizie, o fratelli, ignude ed esatte. Questo è lo sforzo stupendo fino ad oggi fornito dagli uomini che conduce l'onnipresente spirito di un Capo chiamato Luigi Cadorna; il quale porta sul su 9 fermo volto i solchi di sapienza ond'è arata la maschera antica di Aristide. Voi lo vedrete, quél volto, per non più dimenticarlo.
« L'amplissima cintura di forti, di batterie, di trincee predisposte dall'Austria non tanto a difesa contro una nostra irruzione quanto a sostegno di una sua calata in Italia, il crudele cerchio d'aCciaio è già spezzato; e già per entro le rotture il nostro ardimento s'insinua e si rafferma.
« Non temete, fratelli, d'esser percossi un'altra volta dalla parola dolorosa e sublime che all'ordine inatteso fu risposta « potente ed alta come il più alto comando ». Quella parola, non scritta ma vivente, sta su ciascuno di noi non come segno di divieto o di rinunzia ma sì d'incitamento a operare e a patire cose più grandi che le nostre forze stesse. Noi non obbediamo, non possiamo più obbedire se non a un genio inesorabile che ci spinge sempre più oltre. Non torneremo indietro, se dalla Chiusa di Verona l'Adige non rifluisca verso la sorgente.
« Questa è la legge marziale che Roma statuisce oggi sopra l'altare della Patria.
« Questa è la legge che il nostro Capo consolida sul confine già corretto, costruendo una insuperabile frontiera militare contro cui il più numeroso e veemente sforzo nemico si romperebbe senza scampo.
« Noi siamo ornai signori del nostro destino, signori dei destini fraterni. Oggi il pugno bronzeo di Dante si chiude sul tuo capo curvato, o popolo di Trento. Levati a riguardarlo. Il tuo Bronzetti, a Castenedolo, rotto il braccio manco, rotto anche il destro, levava tuttavia in alto la spada e iterava il grido della vittoria. Non v'è piombo nè acciaio che spezzi il braccio della silenziosa
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