Storia moderna della Sardegna di Giuseppe Manno
[4798] PARTE SECONDA. — libro SESTO. ' 433
mente di difendersi, ed avea anche toccato in quel tafferuglio qualche ferita. Gli altri furono colti e condotti prigioni alle navi.
Più tristo spettacolo presentavano le case private. I barbari sparsi in poco d'ora per tutta quella piccola terra, aveano sgangherato le porte ed illuminato con le loro fiaccole quelle chete abitazioni. I popolani atterriti e quasi disensati erano afferrati senza contrasto ed incatenati. Incatenavansi i vecchi, i fanciulli, quali trovavansi giacenti nei loro letti a quell'ora avanzata dì notte. Le donne aveano anche a paventare onta e villania; ed alcune di quelle disgraziate furono trafitte dal pugnale dei barbari in sullo stesso loro letto, perchè aveano ricusato fortemente gì' immondi loro abbracciamenti. La prima ad esser Colta ed abbracciata con gelosa rabbia, e riserbata a non so qual destino, fu la consorte del Capraiese, che non s' appensava d'essere stata cagione di tanto disastro alla patria sua.
Il bottino di quei depredatori fu quale dovea riuscire in luogo indifeso. Rapirono quanto poterono: devastarono, ruppero, profanarono o vilipesero quanto doveano lasciare. Guastarono fra le altre cose tutte le barche sparse in quei littorali. Ottocento trenta popolani erano al tempo stesso raccolti; e seminudi e martoriati in ogni maniera, cacciavansi e stivavansi come supplemento di zavorra a caricare la sentina delle navi tunisine. Ciò oltre ai morti, i cadaveri dei quali, e molti di fanciulli, si trovarono dappoi gittati nelle vie. Degli arrestati aveavi più della metà fra fanciulli e donne. Una di queste, svenuta in quell' atto, guardavasi dai barbari come già morta e buttavasi in mare. Era anche fra gli schiavi il visconte di Flumini, già da me più volte nominato con onore fra i duoi delle milizie sarde nell' invasione francese. Sospetto da qualche tempo al Governo, mal veduto in Torino per la parte da lui presa nei fatti del 28 aprile 4794, era stato nel suo ritorno dalla terraferma, se non messo a confine in quell'isola di San Pietro, invitato autorevolmente a soffermarvisi. Era parimenti tenuto colà in esilio un prete Murroni, fratello al famoso parroco angioino; ed anch'egli avea pagato in ugual maniera il fio di quella pericolosa residenza.
I più avveduti o più fortunati aveano potuto correre aStorimdi Sardegna. 37
-
| |
Colta Capraiese Flumini Governo Torino San Pietro Murroni Sardegna
|