Giuseppe Di Febo
Psicopedagogia dell'umorismo


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     Ma fino a che punto l'umorismo può considerarsi una qualità umana e trovare un posto dignitoso nella programmazione educativa?
     Anche se i pedagogisti se ne sono accorti per ultimi, esistono molte possibilità di riferimento dell'umorismo alle scienze dell'educazione. Se poi ci riferiamo ai ragazzi, dobbiamo prender atto che la conquista dell'umorismo è per essi un'avventura difficile, legata alla casualità di certi rapporti culturali in ambienti educativi che sorvolano sul problema. Avviene così che importanti potenzialità si scoprano tardi o addirittura mai. Basti pensare che un felice motto di spirito può essere colto in una scolaresca da pochi o da nessuno.
     Pensiamo dunque come sia possibile realizzare un "ridere" educativo. I ragazzi scelgono i loro modelli tra le persone significative del loro ambiente. Con esse stabiliscono un legame, che gli psicologi chiamano "sentimento empatico" (24, p. 50), che ha una grande influenza sull'orientamento comportamentale dei giovani; ciò avviene in larga misura nella scuola dove per la crescita personale dell'alunno contano più le persone per quelle che sono, che non per quello che insegnano. Vi può essere un insegnante colto, preparato e scrupoloso che è psicologicamente rifiutato dagli scolari perché serio, grigio, incolore, insopportabilmente saggio. Al contrario vi può essere un insegnante che a normali qualità professionali unisca doti di freschezza di spirito, vivacità intellettuale, senso dell'umorismo.
     Il primo insegnante è destinato a essere dimenticato, mentre del secondo gli alunni porteranno con sé qualcosa per tutta la vita. Con questo tipo di educatore gli alunni tendono a identificarsi, fino a farne un modello ideale. Si tenga presente che l'alunno della scuola di base è un acuto selettore dei suoi modelli di comportamento e che questa sua selezione avviene generalmente nella scuola all'insaputa di tutti.