Giuseppe Di Febo
Psicopedagogia dell'umorismo


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     Ma Goodchilds (19) ha dimostrato in una serie d'esperimenti, che la persona che utilizza l'umorismo sarcastico ha un certo potere sul gruppo ma non è benvoluta: per queste ragioni pensiamo che una simile utilizzazione dell'umorismo sia molto pericoloso; essere l'oggetto del sarcasmo dell'insegnante e trasformarsi in un bersaglio ridicolo per i propri compagni, può rivelarsi un'esperienza traumatizzante per l'allievo; una simile forma di aggressività dell'insegnante verso uno dei suoi allievi rischia di trasformare quest'ultimo in capro espiatorio delle frustrazioni degli allievi. Più il metodo dell'insegnante è autoritario, più crea frustrazioni nei bambini e poiché questi non possono indirizzare la propria aggressività verso l'insegnante hanno la tendenza a cercare un "bersaglio". Ma l'esistenza di un capro espiatorio nel gruppo distrugge la coesione e crea tensioni. Anche per l'insegnante, ridicolizzare un allievo diventa un'arma a doppio taglio; a sua volta diventerà il bersaglio del riso e del sarcasmo degli allievi; e anche se queste forme di aggressività nei confronti dell'insegnante non si esprimono apertamente, contribuiscono a fare di lui un nemico agli occhi degli allievi. Utilizzare il ridicolo per "migliorare" un comportamento è forse una buona idea per una rappresentazione teatrale, ma è sconsigliabile nel quadro del lavoro scolastico. Inoltre è molto difficile usare l'umorismo per ridicolizzare certe forme di comportamento degli allievi.
     La teoria di Bergson ha quindi poche possibilità di essere utilizzata come base per un esperimento sul suo valore "educativo" in classe. Al contrario, l'umorismo che non è diretto contro gli allievi può essere una fonte di liberazione e i problemi di disciplina, legati alla frustrazione e all'aggressività, possono essere ridotti in modo notevole.