PRELATO - Già, già. Ma oggi tutto il clero è con voi.
VICARIO Tutto?
PRELATO - Le eccezioni non costituiscono regola.
VICARIO Certo, certo, Monsignore. Io molto conto sul vostro aiuto: aiuto per estirpare il male che turba questa bella provincia.
Assicurate l'Eccellentissimo Vescovo della mia devozione e della mia ubbidienza ai suoi voleri.
PRELATO - (alzandosi) Questi vostri sentimenti faranno tanto piacere a monsignor Vescovo, tanto desideroso di pace.
(Dopo i convenevoli d'uso il Prelato esce. Subito dopo rientra il segretario che durante il colloquio era rimasto fuori.)
VICARIO Non so chi sia stato più abile nell'ipocrisia.
SEGRETARIO - Non è certo la più facile l'arte della diplomazia.
VICARIO Certo occorre sapersi destreggiare per accontentare gli uni, non scontentare gli altri.
SEGRETARIO - Ma è sempre saggio consiglio, per non sbagliare, appoggiarsi al più forte.
(A questo punto l'usciere annuncia altra visita.)
VICARIO (infastidito) Ma questa mattina non mi lasciano in pace. Ma chi è?
USCIERE - Uno del contado, un certo Tornese da Comignano.
SEGRETARIO - Ah! E' un fedelissimo al nostro servizio.
VICARIO Altra peste, questi fedelissimi. Ad ogni modo fate entrare.
(L'usciere esce e rientra subito col Tornese)
SEGRETARIO - Ecco, Vicario, un elemento prezioso, al nostro servizio.
TORNESE (sconvolto) Così non fosse.
SEGRETARIO - Che è accaduto...
TORNESE Quel che si aspettava.
SEGRETARIO - E cioè?
TORNESE I miei due compagni notturni dondolano in una quercia, nei pressi di Frondarola.
VICARIO (turbato più che mai, ansioso) Come, come?
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