Umberto Adamoli
I BANDITI DEL MARTESE
(Dramma in quattro atti)


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     MONTECCHI - Veramente è stato sempre un po' il nostro sogno di andare, come gli altri, a combattere per Venezia, come dire a combattere per l'Italia, poiché nel cuore di quella gloriosa repubblica arde viva la fiamma della santa unità nazionale.

     SANTUCCIO - Unità nazionale. Senza dubbio sarà raggiunta, poiché l'Italia, come una nebulosa, tende di riunire in un sol corpo tutte le sue sparse molecole, ossia tutti i suoi sparsi assurdi staterelli.

     MONTECCHI - Quanta festa se questa unità avvenisse. Ma ne è lontana l'attuazione.

     SANTUCCIO - Senza dubbio, non potrà il caro sogno, per le gravi difficoltà, avverarsi in un giorno, ma la riunificazione d'Italia avverrà. Avverrà quando i tanti staterelli cesseranno di combattersi a vicenda, come fanno oggi, a vantaggio dello straniero. Avverrà quando, in una nuova generazione, si sarà formata una coscienza veramente nazionale, da fare apparire santa la morte per la vita della patria. Beate le sante legioni che tra il canto, il generale tripudio, saranno della marcia redentrice. Le veggo le sante legioni, le veggo, le veggo di andare da un punto all'altro, nella marcia gloriosa.


     BARBARA - Sii tu benedetto, sposo mio. (Gli si avvicina e lo bacia teneramente) La tua è una cara visione, che attenua il dolore del distacco, determinato appunto da questo caro sogno di libertà, di redenzione.

     CINZIA - (commossa) Noi siamo fieri di voi.

     SANTUCCIO - Noi di voi, donne di Poggio Umbricchio. Di voi che non disdegnaste di legare la vostra sorte a quella dei banditi. Ma certo il ricordo delle donne che vivono nelle falsi luci dei salotti, svanirà come nebbia al vento. Per voi, invece, la storia non potrà non essere benigna nel lodare la vostra semplicità, nel cantare il vostro eroismo. Mai su di voi, dilette compagne, scenderà la dimenticanza.


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Umberto