(segue) L'Offerta
(2 novembre 1917)
[Inizio scritto]
La Nazione ha fiducia nei suoi
soldati
perché ha fiducia in se stessa. È la Nazione
che esprime dal suo seno i combattenti. Quando la Nazione è
grande
risoluta
decisa al sacrificio
i combattenti lo sono del
pari. E l'Italia oggi è tutta protesa verso i suoi figli che
devono salvarla da ogni pericolo e riscattarla dall'onta subita. Oggi
il popolo italiano
come già nel maggio
dice agli uomini che
reggono i destini della Patria: «Ecco; io vi offro tutto: i
miei figli
il mio denaro
le mie speranze
il mio dolore».
Signori del Governo
la Storia vi presenta ancora un'occasione unica
per afferrare e tenere nel pugno questo popolo unico al mondo. Andate
verso di lui.
Andate verso le sue masse
profonde. Non con astrazioni
ma con realizzazioni. Toccate le corde
del sentimento e quelle dell'interesse.
Date ai combattenti e alle
famiglie dei combattenti
la certezza di un domani migliore
e questo
popolo
paziente
laborioso
tenace
non conoscerà più
le stanchezze del lungo calvario di sangue e terrà duro con
ostinazione romana
sino alla vittoria.
Con questo materiale umano
tutto
è possibile: anche il capolavoro
quando ci sia negli uomini
che la Nazione ha posto in alto
lo spasimo dell'arte
e non soltanto
la pratica abitudinaria di un mestiere. Il capolavoro della nostra
storia e della storia mondiale
avrà dunque nome dal fiume e
sulle cui rive affluisce in questi giorni la migliore giovinezza
d'Italia
di Francia e di Inghilterra?
Avverrà
dunque
nella
pianura del Tagliamento il nuovo grande urto fra i mediterranei e i
teutoni
fra la civiltà e la barbarie?
È
forse
scritto nel libro
del destino che la disfatta del pangermanesimo
cominciata sulle rive
di un fiume di Francia
debba conchiudersi sulle rive di un fiume
d'Italia?
(segue...)
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