(segue) La situazione politica internazionale
(16 novembre 1923)
[Inizio scritto]

      La Commissione delle riparazioni accolse la proposta della Delegazione italiana e notificò ai Governi l'inadempienza della Germania insieme col disposto dell'accordo 21 marzo 1922 concernente le sanzioni.
      Pochi giorni dopo, il 3 gennaio, si convocava una nuova conferenza interalleata a Parigi allo scopo di rinnovare il tentativo fatto a Londra nel dicembre precedente per la ricerca di una via di uscita alla situazione. Il proposito della Francia di assicurarsi ad ogni costo le riparazioni tedesche, ricorrendo all'impiego di mezzi coercitivi, era ormai più che manifesto, e il dissidio franco-tedesco, a seguito del persistente mancato adempimento da parte della Germania, pesava più che mai su tutti e rendeva la situazione sempre più difficile. A Parigi l'Inghilterra presentò improvvisamente un proprio progetto di riparazioni non comunicato in precedenza.
      Questo progetto, insieme con la moratoria, stabiliva notevoli riduzioni del debito tedesco e quindi della quota proporzionale spettante agli alleati, pur ammettendo facilitazioni nel pagamento dei loro debiti verso la Gran Bretagna. Occorre chiarire un punto fondamentale che non sembra sia stato sufficientemente valutato in taluni ambienti, e cioè che le condizioni prospettate nel progetto Bonar Law potevano trovare applicazione pratica nel solo caso che si giungesse ad una sistemazione generale, di guisa che, anche nell'ipotesi che l'Italia avesse accettato da sola quel progetto, esso sarebbe rimasto nello stato di progetto, perché la sua esecuzione pratica era subordinata al regolamento generale e quindi all'accettazione anche da parte del Belgio e della Francia.
      Bisogna inoltre, giunti a questo punto, specificare esattamente che cosa avrebbe importato per l'Italia l'accettazione pura e semplice e immediata del progetto Bonar Law: la cessione all'Inghilterra di un miliardo e mezzo dei quattro assegnati all'Italia a titolo di riparazioni, più la cessione in proprietà inglese dei 650 milioni di lire oro depositati durante la guerra alla Banca d'Inghilterra (articolo 13); rinunzia alla più gran parte delle consegne in natura durante la moratoria, rinunzia inoltre al principio della solidarietà tedesca per le riparazioni degli Stati minori ex nemici e assunzione in suo luogo dell'impegno di accettare per tali riparazioni le proposte inglesi (articolo 14); la quasi certezza che i crediti francesi e inglesi verso la Germania sarebbero stati soddisfatti prima di quelli italiani.

(segue...)