(segue) Relazione alla Camera sugli accordi del Laterano
(14 maggio 1929)
[Inizio scritto]
Gli ufficiali dell'altra parte
risposero che prendevano atto di questa gentile comunicazione, che
intanto andavano a dormire e che di ciò si sarebbe riparlato
al mattino. Al mattino accadde una tale fuga che tutto fu perduto:
cannoni, uomini, stendardi; l'esercito si squagliò come neve
al sole d'agosto. Dov'era il generale? A colazione a Roma dal Duca
Braschi, mentre l'altro generale, che doveva difendere Ancona, si
poté ritrovare dopo molte e laboriose ricerche, in una casa di
nobili signori mentre egli stava ravviandosi le abbondanti chiome.
Questi episodi vi dimostrano che
non c'era più consistenza nel tessuto, che tutto andava
sfilacciandosi e perdendosi. Bisogna considerare la pace di Tolentino
del 19 febbraio 1797 come il primo colpo di campana funebre, che
segnò l'inizio dell'agonia del principato civile del Papato,
Bisogna soffermarsi qualche istante per esaminare qual è stato
l'atteggiamento di Napoleone nei confronti della Santa Sede. In un
primo momento egli la rispetta, non occupa Roma, si ferma a
Tolentino; malgrado le sollecitazioni atee e anticlericali del
Direttorio, egli non spinge la sua azione fino in fondo. Difatti, nel
Concordato del 1801, si stabiliscono dei patti fra Pio VII e la
Repubblica Francese. La Chiesa, in quel momento, era così
debole che rinunziò, in favore del Primo Console, alla nomina
dei Vescovi, come risulta dall'art. 4 del Congresso. Nel concordato
di due anni dopo con la Repubblica italiana è detto: «La
religione cattolica apostolica romana continua ad essere la religione
della Repubblica italiana».
In un secondo tempo Napoleone
ritiene che il Papa possa giovare ai suoi piani di egemonia mondiale.
Ma Pio VII gli fa sapere: «se resto a Roma, sono il Papa; se mi
trasportate a Parigi, voi non avrete che il monaco Barnabò
Chiaramonti». È il momento in cui il Papa va a Parigi
per incoronare l'Imperatore.
(segue...)
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